Province, nomine, assessorati e attività del Consiglio regionale. Inneschi pronti ad accendere un ‘caso Riformatori‘ nella maggioranza di centrodestra in Regione, dove più che scricchiolii di tenuta della coalizione, si stanno aprendo vere e proprie crepe. A creare il malumore nel partito è soprattutto la gestione di alcune partite care ai Riformatori come la sanità e gli enti intermedi. Il clima non è dei migliori e la maggioranza spesso fatica a trovare una linea comune su nomine e provvedimenti, una patata bollente che comincia a infastidire anche il presidente della Regione, Christian Solinas, poco propenso ad andare appresso ai malumori dell’Aula e deciso ad andare avanti con il suo programma di governo dell’Isola.
Il capitolo sanità è quello forse che ha rotto per primo l’idillio tra i Riformatori e la maggioranza e questo malumore ha radici lontane e precisamente quando è stata formata la Giunta. Non è un mistero, infatti, che i Riformatori puntassero dritti a due assessorati, tra cui in cima alla lista c’erano proprio gli uffici della Salute. Così non è stato perché lo stesso obiettivo era stato fissato dalla Lega, primo partito della coalizione che ha fatto valere il diritto di prelazione piazzando Mario Nieddu alla guida.
Non solo: dopo aver perso l’assessorato principe, i Riformatori si sono dovuti accontentare di un rappresentante in Giunta (Roberto Frongia ai Lavori pubblici) e non sono riusciti a ottenere nemmeno la presidenza della commissione Sanità del Consiglio regionale che è andata a Domenico Gallus. Sulla sanità, inoltre, pesa il fatto che, dopo gli annunci di urgenza da parte dei rappresentanti del Carroccio all’indomani della vittoria alle elezioni, tutto è rimasto nel cassetto e, almeno per ora, non ci sono segnali di una discussione imminente. In occasione dell’ultimo congresso del partito, che è stato celebrato a fine novembre, Franco Meloni (più volte accostato alla guida dell’assessorato durante le trattative) è stato decisamente critico con la gestione della sanità sarda. Meloni aveva ricordato che durante la campagna elettorale erano state fatte numerose promesse difficili da mantenere.
Il secondo aspetto è legato alla riforma degli Enti locali e riguarda la resurrezione delle Province, la cui abolizione è sempre stata una battaglia storica dei Riformatori. Non è un mistero che il partito sia pronto alle barricate se ci sarà l’effetto moltiplicatore. Inizialmente l’assessore regionale, Quirico Sanna, aveva dato un’impronta di massima prevedendo le quattro Province storiche più la Gallura, ma con il passare dei mesi e le rivendicazioni da parte di altri territori (Sulcis e Ogliastra) è probabile che le Province diventino sette. Una grana che la maggioranza dovrà affrontare con i Riformatori dall’altra parte del concetto.
Un altro segnale che nel centrodestra non tutto va bene riguarda le elezioni per la Città metropolitana di Cagliari dove i Riformatori sono stati esclusi dalla lista unica del centrodestra e hanno dovuto ripiegare su un accordo con l’Udc. È probabile che questi nodi verranno al pettine al primo tagliando del governo regionale che, per dirla in maniera meno nobile, si chiama rimpasto. I Riformatori proveranno a chiedere la Sanità al secondo giro, ma i numeri non sono più dalla loro parte visto che in questi mesi di legislatura, è cresciuto il gruppo dell’Udc di Giorgio Oppi, composto da sei consiglieri (tra cui l’indipendente Antonello Peru di Cambiamo!) che potrebbe chiedere un secondo assessore dopo Andrea Biancareddu alla Cultura.
Matteo Sau