Regionali, anche Tajani chiede di ricandidare gli uscenti. E Solinas minaccia le dimissioni

La partita delle Regionali all’interno del centrodestra si complica ulteriormente. Bisogna registrare almeno due novità che si aggiungono all’insistenza di Matteo Salvini sulla ricandidatura di Solinas e alla volontà di esercitare la golden share nella coalizione da parte di Fratelli d’Italia con il nome di Paolo Truzzu. Oggi il presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha rilasciato una intervista al Messaggero dicendo in sostanza quello che chiede il leader del Carroccio: “Per le Regionali seguiremo la prassi e confermeremo i candidati uscenti”. Il tema politico è quello del riequilibrio che chiede il partito della premier, in linea coi sondaggi che danno FdI stabilmente primo partito con poco meno del 30 per cento dei consensi. Secondo Tajani non ce n’è bisogno, con l’aggiunta di una ulteriore considerazione che peserà nel dialogo con gli alleati in futuro: no alla riforma del limite dei due mandati per i presidenti di Regione e quindi stop ai leghisti Zaia e Fedriga, che coltivano l’ambizione di ripresentarsi. L’unica deroga alla mancata ricandidatura dell’uscente: “A meno che un partito non decida di sostituirlo e, come abbiamo fatto in Molise e candidando Roberti al posto di Toma, propone un nome alternativo”. Sulle ambizioni di FdI invece Tajani dice: “Non è questione di lottizzare. FdI ha tanti ministri e bravi presidenti di Regione. Non credo sia il momento di riaprire polemiche o cominciarle. Se poi un partito decide di rinunciare per qualunque motivo a una Regione è un altro discorso”. 

L’altra novità è il retroscena riportato sabato da La Stampa – e mai smentito – secondo cui Solinas sarebbe indispettito dalla volontà di FdI (e non solo di FdI) di non ricandidarlo e sarebbe pronto a dimettersi, facendo correre l’Isola verso le elezioni anticipate a gennaio. Il messaggio fatto recapitare agli alleati ha il sapore di una mossa tattica ma l’arma è sul tavolo ed è nelle disponibilità del governatore: il voto a gennaio darebbe a Solinas il vantaggio del fattore tempo e la coalizione, messa alle strette – e con due leader nazionali su tre schierati per la ricandidatura degli uscenti -, potrebbe essere costretta a convergere di nuovo su di lui. Sempre che non si arrivi a una spaccatura, con FdI che tiene il punto e la Lega che ha la necessità di non sparire in Sardegna. 

Intanto ieri il partito di Giorgia Meloni ha celebrato a Cagliari il congresso provinciale. Presente anche il sindaco di Cagliari che ribadisce la disponibilità di candidarsi ma glissa: “Se ci sarà l’occasione sono a disposizione, in caso contrario non succederà nulla”. Ma dirigenti, consiglieri regionali e parlamentari riunitisi a Cagliari rivendicano il diritto-dovere di FdI di esprimere una sua candidatura alle Regionali. Solinas è considerato debole – lo certificano anche gli indici di gradimento e i sondaggi -, e a favore di una sua ricandidatura ci sono esplicitamente solo Psd’Az e Lega. Ma la situazione rimane ancora in sospeso: la decisione finale arriverà solo dopo l’approvazione della Finanziaria nazionale e poco prima di Natale.

Andrea Tramonte

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