Regionali 2024, i sette papabili del centrosinistra alla carica di governatore

Sette nomi. Sette possibili candidati alla carica di governatore. Non tutti con le stesse chance, però finalmente c’è una rosa. Ampia quanto si vuole, ma necessaria. Perché in politica il leader conta eccome: una coalizione senza guida, come quella di Christian Solinas totalmente ripiegato sulla propria inconcludente autocelebrazione, è un danno che va oltre gli schieramenti. Basta guardare cosa sta succedendo nella sanità: in questa legislatura col centrodestra al governo della Sardegna, ai sardi non è riconosciuto il diritto alle cure, come mai era successo prima.

Il dato positivo è che il centrosinistra, sebbene sfilacciato e incapace di trovare una linea comune nel fare opposizione in Consiglio regionale, si è finalmente messo in carreggiata. Il merito va a Paolo Maninchedda e ai Progressisti di Massimo Zedda e Francesco Agus che l’altra sera hanno messo insieme non solo i partiti, ma anche i veterani della politica isolana. Segno, visto l’anticipo rispetto alla scadenza elettorale di febbraio 2024, che si vogliono fare le cose per bene (qui la sintesi sull’incontro all’edificio Sali scelti, nel Parco di Molentargius).

Gli stessi Zedda e Agus sono due papabili alla carica di governatore: l’ex sindaco di Cagliari perché resta un indiscusso e navigato leader con un suo seguito (tanto che nemmeno una candidatura alle Comunali del capoluogo può essere esclusa). Agus è nella lista perché in questi tre anni e mezzo di legislatura è il consigliere regionale che sta facendo con più rigore e costanza le pulci a Solinas e al centrodestra.

Al Parco di Molentargius, altra sera c’erano anche altri due potenziali governatori dell’Isola: uno è l’ex senatore sassarese, Silvio Lai, uno che la trafila politica l’ha fatta tutta e conosce molto bene anche la macchina regionale, visto che negli scranni di via Roma si è seduto. E poi il sindaco di Quartu, Graziano Milia, l’usato sicuro del centrosinistra isolano, amministratore esperto.

Al Parco di Molentargius non c’era presente Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, ma il suo nome è nella rosa dei possibili candidati alle carica di governatore. Il primo cittadino della Barbagia ha dalla sua l’età e la capacità di costruire consensi: a Nuoro due volte su due ha battuto con un raggruppamento civico il Pd, col quale ha comunque corso alle Europee del 2019.

Le donne più gettonate per le Regionali del 2024 sono la deputata Romina Mura e la viceministra Alessandra Todde. La Mura, negli anni, si è rivelata abilissima nel costruire alleanze: prima con Matteo Renzi, adesso con Enrico Letta. La Mura è presidente della commissione Lavoro. La Todde, ugualmente, è riuscita a ritagliarsi uno spazio nelle risse del Movimento Cinque Stelle, scegliendo di essere una fedele sostenitrice dell’ex premier e nuovo capo grillino, Giuseppe Conte. Il suo ruolo al Mise la sta facendo conoscere in tutta Italia.

Questi sette nomi non sono evidentemente la bibbia assoluta sulla leadership delle Regionali 2024. Ma in questo momento sono i profili su cui si ragiona di più. E dare un volto e un’identità alle manovre politiche è sempre un’occasione per risvegliare l’interesse degli elettori.

Sul fronte del programma elettorale, l’altra sera al Parco di Molentargius le dieci sigle del centrosinistra hanno convenuto sul fatto che serve lavorare subito su un’idea di Sardegna. Senza mirabolanti promesse, perché i miracoli non esistono. Ma è idea condivisa la necessità di costruire una lista di priorità, con relativi tempi di approvazione di ogni singolo provvedimento.

Uno dei errori più grandi fatti dal centrosinistra nella passata legislatura, dal 2014 al 2019, è stata la rissosità della coalizione. Altro grave errore, l’assenza di dialogo tra consiglieri e Giunta. E poi l’esasperante lentezza dell’Aula: c’è voluto un anno per cancellare quattro province, peraltro penalizzando la Gallura che invece ha tutto il diritto di esserlo. Idem la riforma della sanità territoriale: il centrosinistra ha guardato troppo agli interessi di parte e alle rendite di posizione, non sfruttando i vantaggi della Asl unica. Quell’Ats su cui Solinas ha costruito la propria campagna elettorale, descrivendola come la causa di tutti i mali. Salvo poi istituire l’Ares, quasi una fotocopia. Ma i sardi hanno la memoria troppo corta. (al. car.)

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