Quirinale, Peru non ce la fa: passano Solinas, Pais e Ganau

Il tormentone dei delegati sardi a Roma è finito: dal 24 gennaio, per partecipare all’elezione del nuovo Capo dello Stato, andranno Christian Solinas, Michele Pais e Gianfranco Ganau. Dunque tradizione rispettata con il presidente della Regione, quello del Consiglio e il capogruppo del partito più numeroso dell’opposizione, il Pd in questo caso.

Antonello Peru, la quota Cambiamo dell’Udc, non ce l’ha fatta. Il centrista sardo, ex Forza Italia, ha raccolto 15 voti contro i 32 di Solinas, i 24 di Pais e i 21 di Ganau. Ma le preferenze espresse in Aula sono una cartina di tornasole importante per raccontare gli equilibri nel centrodestra.

Il primo dato politico è che d’ora in avanti Solinas deve fare i conti con l’intergruppo, ovvero i voti che mettono insieme Udc, Forza Italia e Riformatori. Lo scudo crociato vale sei scranni, gli azzurri sono a quota quattro, i liberal democratici a tre. La somma fa 13, Peru invece ne ha presi 15. Vuol dire che all’intergruppo si è unito qualcuno. Ma presumibilmente non dal centrodestra: a Peru quattro preferenze sono arrivate in ticket con Ganau. Quindi non si può escludere che il flirt Udc-Pd abbia retto, sempre nell’ottica di dare un segnale a Solinas.

Ovviamente Udc, Forza Italia e Riformatori sapevano che Peru non ce l’avrebbe fatta. La matematica non è un’opinione nemmeno in politica. Ma la votazione dei delegati sardi a Roma è stata dev’essere stata utilizzata proprio per far arrivare un messaggio chiaro al governatore. Specie quanto il Psd’Az, che ha votato pressoché compatto per Solinas e Pais, tornerà in rotta di collisione con la Lega, come sempre più spesso capita nel centrodestra.

Quanto a Pais, il messaggio è altrettanto nitido: un pezzo importante della maggioranza disconosce la leadership del leghista in Aula. Pais non è riconosciuto dai suoi stessi alleati come un presidente autorevole, sebbene il suo lasciapassare per Roma sia salvo.

Infine la minoranza, nelle cui fila era assente il dem Giuseppe Meloni. Quindi dai 21 che sono gli onorevoli di Pd, Progressisti, M5s e Leu (nel corso della legislatura hanno detto addio in tre), oggi in Aula erano in 20. Ganau ha preso 21 voti, di cui quattro in ticket con Peru. Il patto dell’opposizione era votare un solo nome. Significa – e il cerchio si chiude anche da questa prospettiva – che non tutti i democratici hanno espresso una sola preferenza.

A un’ora dalla fine della seduta, comincia alle 12,45, nessuna indiscrezione è emersa sul voto espresso dai quattro consiglieri del gruppo Misto e dagli onorevoli di Fdi. Un conto che serve soprattutto a Solinas per capire se pure lì ha (o meno) qualche nemico interno. (al. car.)

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