La legge di riordino degli enti locali deve necessariamente garantire i servizi oggi effettuati dalle 15 società in house delle Province (sette) e dei Comuni (otto) e contestualmente i circa 850 posti di lavoro. Lo chiedono Cgil, Cisl e Uil che hanno organizzato questa mattina un presidio davanti al Consiglio regionale, in occasione dell’avvio della discussione generale del provvedimento che prevede la cancellazione delle quattro nuove Province, soppresse con il referendum anti-casta del 2012.
Con i lavoratori delle società in house che, secondo la legge nazionale, devono essere privatizzate entro dicembre 2013 o liquidate entro giugno 2014, anche 31 operatori della Società Bonifiche Sarde (Sbs) che chiedono garanzie sugli ammortizzatori sociali all’interno del collegato alla Finanziaria 2013 in attesa della ricollocazione. Entrambe le vertenze sono state unificate nell’incontro fra la delegazione sindacale, il Presidente del Consiglio e i Capigruppo.
“La Regione deve decidere cosa cosa fare sui servizi delle Province perché – ha spiegato il segretario regionale della Cisl, Giovanni Matta – ancora non si capisce quale sarà il nuovo assetto per la manutenzione delle strade, i servizi ambientali, per la manutenzione delle scuole, che devono essere garantiti”. “Dopo vari incontri non abbiamo ancora capito dove si vuole andare – ha aggiunto la segretaria regionale della Cgil, Marinora De Biase – i lavoratori devono essere garantiti e nel disegno di legge occorre inserire le soluzioni”.
In Aula si esamina il testo unificato di Riordino delle Province.