È durato due ore il vertice bilaterale tra Francesco Pigliaru e il Pd, un incontro che stasera alle 20 ha chiuso il primo giro di consultazioni per formare la nuova Giunta regionale. Al centro del faccia a faccia, il metodo da seguire per scegliere i dodici nuovi assessori.
Il segretario Silvio Lai parla di “convergenza totale tra il Pd e il presidente”. Tuttavia, la delegazione democratica – capeggiata da Lai e formata da Siro Marroccu, Gianfranco Ganau, Pietro Cocco e Gian Piero Scanu – ha messo una condizione precisa: a Pigliaru è stato chiesto di rispettare le dinamiche interne al partito. Il Pd, in buona sostanza, vuole decidere l’attribuzione delle deleghe tenendo conto delle proprie correnti. Il governatore, dal canto suo, ha fatto presente che, una volta entrati nella squadra di governo, andrà condiviso da tutti il principio della collegialità.
Pigliaru e il P si sono visti in via XX Settembre, a Cagliari. Il governatore era accompagnato dall’assessore alla Programmazione in pectore, Raffaele Paci, e dal responsabile della campagna elettorale Filippo Spanu, per il quale non si esclude un ruolo nella nuova Giunta. La riunione è cominciata alle 18,20, con cinquanta minuti di ritardo rispetto all’orario inizialmente previsto. E questo perché i democratici si sono visti prima nella loro sede di via Emilia, dopo la riunione di stamattina tra il segretario regionale e i 18 consiglieri eletti. Nel pre-vertice del pomeriggio, Lai ha incontrato i capicorrente che hanno deciso la linea da portare al tavolo della trattativa con Pigliaru.
Il Pd, per ora, è unito. Anche perché nomi non ne se ne sono fatti. Ma nel partito esistono una maggioranza e una minoranza ben individuabili, due blocchi che adesso, al proprio interno, devono decidere come dividere le deleghe che spettano al Pd. Infatti: sino a stamattina sembrava pacifico che ai democratici spettasse scegliere non più cinque assessori ma quattro, visto che Pigliaru ne dovrebbe indicare due (la Programmazione e la Sanità). Stasera, però, è spuntata la possibilità che il partito resti a quota cinque, a scapito di Sel che in Giunta perderebbe così una casella. Invariati, invece, i posti di governo per Partito dei Sardi, RossoMori, Centro Democratico e Sinistra sarda: esprimeranno un assessore a testa.
Se lo schema delle cinque deleghe Pd venisse confermato, tre le sceglierebbe la maggioranza, le restanti due la minoranza. E per maggioranza interna si intendono le correnti di Lai, di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Renato Soru. Ovvero la probabile nuova alleanza nel congresso regionale di primavera. Sul versante opposto, ecco l’area di Marroccu più quella di Tore Ladu, a cui vanno aggiunti i renziani della prima ora (guidati da Gavino Manca) e la componente Barracciu-Scanu.
Oltre al discorso sul rispetto delle dinamiche interne, il Pd ha confermato a Pigliaru la volontà di seguire il metodo delle competenze. I democratici hanno anche chiesto al presidente di formare una Giunta che sia rappresentativa di tutti i territori della Sardegna. Specie dopo il caos seggi che, per via della nuova legge elettorale, ha tolto consiglieri alla Gallura (3 su 5), al Medio Campidano (2 su 4) e all’Ogliastra (1 su 2).
Intanto si fa sempre più concreta la possibilità che al Pd vengano attribuiti 19 seggi anziché i 18 finora conteggiati. E se così fosse, un consigliere lo perderebbe Sel o La Base di Efisio Arbau. Ma questo si saprà solo quanto la Corte d’Appello proclamerà di eletti.
Quanto alle consultazioni sulla nuova Giunta, adesso ci dovrebbe essere un tavolo di coalizione per decidere quali assessorati prenderanno in mano i diversi partiti. Una volta stabilita la divisione delle dodici deleghe, le singole forze politiche dovranno fare i nomi al presidente.
Alessandra Carta