Mancano solo loro, manca solo che Pd e Psd’Az decidano se saranno alleati (o meno) alle Regionali del prossimo 16 febbraio. Per il resto il quadro elettorale è chiuso. E da domani alle 8 (e fino alle 20 di lunedì 13) si possono depositare le liste in Corte d’Appello. I simboli già presentati sono 34. Alla griglie di partenza sette candidati governatore, come mai è successo nella storia autonomistica sarda, ma loro hanno tempo sino alle 20 di mercoledì 15 per ufficializzare la propria corsa.
Democratici e Quattro Mori devono rivedersi oggi, prima delle 16. Perché poi i due partiti riuniscono rispettivamente la Direzione regionale e il Consiglio nazionale: il Pd lo fa a Oristano, i sardisti si rivedono a Ghilarza. Da sciogliere c’è il nodo del programma. Il che vuol dire soprattutto Zona Franca e Flotta sarda: due battaglie identitarie per il Psd’Az, portate avanti al fianco di Ugo Cappellacci nella legislatura che sta finendo. Ma su queste due operazioni politiche il Pd ha costruito parte della propria opposizione in Consiglio regionale, quindi i democratici vorrebbero che i Quattro Mori escludessero i due temi dal proprio programma di governo. Poggia qui il muro contro muro.
Anche oggi la trattativa dovrebbe essere guidata dal segretario del Pd Silvio Lai e dal parigrado sardista Giovanni Colli, a patto che il confronto si aprirà. Al tavolo dovrebbero esserci pure le rispettive delegazioni: sia nell’incontro di giovedì che in quello di ieri, Lai era accompagnato dall’eurodeputata Francesca Barracciu e dal dirigente della segretaria regionale Tore Sanna. Al fianco di Colli, il sindaco di Posada Roberto Tola e Antonio Marchi, storico militante dei Quattro Mori.
Comunque vada a finire tra Pd e Psd’Az, dopo le 16 il partito democratico dovrà solo guardare in casa propria, perché la Direzione odierna ha all’ordine del giorno due questioni chiave. A cominciare dalla ratifica delle liste votate dalle segreterie provinciali e sulle quali sono nati alcuni problemi. Specie in riferimento ai consiglieri regionali uscenti che hanno già fatto due mandati. E sono tre: il sassarese Gavino Manca, l’ogliastrino Franco Sabatini e l’oristanese Gianvalerio Sanna.
Manca e Sabatini (così come Marco Espa, che però non ha il problema dei due mandati) hanno ricevuto un avviso di garanzia nell’inchiesta sui fondi ai gruppi, e non è detto che il tema non venga nuovamente affrontato. Non fosse altro perché la base del partito ha manifestato grande disagio davanti all’eventuale ricandidatura degli onorevoli indagati. La Direzione del 30 dicembre, però, aveva deciso di fare proprio il Codice etico nazionale contenuto nello Statuto, il quale non contempla il peculato tra “condizioni ostative alla candidatura”.
Diversa è la situazione di Gianvalerio Sanna: l’ex assessore regionale all’Urbanistica, il padre del Piano paesaggistico, è uno dei dieci uscenti a non essere indagato, ma la direzione provinciale di Oristano gli ha negato la deroga per il terzo mandato, ovvero il permesso straordinario che oggi avrebbe dovuto votare la Direzione. Sanna ha presentato ricorso alla Commissione di garanzia, dalla quale si attende il verdetto.
Quanto al Psd’Az, nel caso in cui la trattativa col Pd dovesse finire male, il Consiglio nazionale dovrà trovare una nuova pista di atterraggio. E le ipotesi sono solo due: tornare con Cappellacci o tentare un accordo dell’ultima ora con il “Popolo sardo” di Mauro Pili.
Alessandra Carta