Il Partito democratico non ha concluso l’analisi del voto sulle Amministrative 2015, con le tre pesantissime sconfitte a Nuoro, Porto Torres e Sestu. Per venerdì 26 i Dem hanno fissato un supplemento di discussione, sempre in Direzione regionale dopo la riunione della scorsa settimana nella quale le politiche nazionali, con la Buona Scuola in testa, sono state considerate le cause della débâcle elettorale.
E proprio sulla Direzione di venerdì 19 emergono nuovi dettagli: anche nel Partito sardo si sta distinguendo la minoranza interna non renziana, la sola che, attraverso il cuperliano Yuri Marcialis e il bersaniano Tore Cherchi, ha apertamente contestato il segretario Renato Soru.
Infatti: il leader sardo ha imputato la sconfitta alla litigiosità interna chiedendo un cambiamento. La lettura di Soru, però, non è piaciuta né a Marcialis né a Cherchi. Il primo ha detto: “Il risultato elettorale non è questione di schieramenti, dialettica o appartenenza interna. Per gli elettori il problema è stato il Pd“. E ancora: “Intorno al Pd va costruito il consendo. Perché non siamo autosufficienti. Anche in Sardegna dobbiamo ridare dignità alla coalizione e agli alleati e ricominciare il dialogo con la società, i sindacati, il mondo cattolico e i movimenti”. Poi, richiamandosi alla post democrazia di Colin Crouch, Marcialis si è soffermato sulla debolezza delle primarie che, “così come sono organizzate, servono solo a massimizzare la minima partecipazione. Del resto ai cittadini non viene chiesto di concorrere alle scelte, ma solo di scegliere uno dei nomi indicati dai partiti”.
Cherchi è intervenuto invece sul cambiamento, sollecitando Soru a indicare la strada del tipo di partito che si vuole costruire. “Non basta – ha detto l’ex parlamentare ed ex presidente della Provincia – parlare di generica necessità di rinnovamento. Compito di un segretario è indicare modalità e modello a cui si vuole arrivare”.
Dalle fila soriane, il capogruppo in Consiglio regionale, Pietro Cocco, ha cavalcato la tesi del segretario sulle non responsabilità locali dei Dem. Cocco, riferendosi al risultato complessivo dei 167 Comuni andati alle urne, ha detto: “Non dobbiamo andare via tristi da questa riunione, il Pd in fondo non ha perso“.
Quando alla maggioranza interna al Pd, cabrasiani e faddiani sono praticamente rimasti in silenzio. Ha parlato solo il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, che ha fatto una sorta di mea culpa sul ruolo di Giunta e Assemblea, sottolineando che “ciascuno per la propria parte ha il dovere di analizzare il voto”.
Fatto sta che l’attesa resa dei conti non c’è stata. Nella Direzione di venerdì scorso i toni sono rimasti pacati. E questo la dice lunga sulla tensione nel partito rispetto al rimpasto, tema che divide la maggioranza coi soriani che spingono per la sostituzione degli assessori, mentre cabrasiani e faddiani sono più vicini al governatore, deciso a non farsi dettare l’agenda da nessuno. Men che meno sui tempi di un eventuale rimpasto.
Al. Car.