“A tutt’oggi non si sa nemmeno se Cappellacci sia il candidato alla presidenza”. A parlare è Giorgio Oppi, il grande capo dell’Udc sarda, consigliere regionale ed ex assessore all’Ambiente. Oppi replica così alla dichiarazione di Ugo Cappellacci che, all’Ansa, quasi all’ora di pranzo, ha detto di voler firmare lunedì la convocazione dei comizi elettorali. Cioè, il decreto col quale si dà avvio alla campagna elettorale, ma soprattutto si fissa il termine per la presentazione delle liste che, secondo i calcoli del governatore uscente, andrebbero depositate entro il 3 gennaio.
Oppi non è l’unico a picchiare duro contro Cappellacci. Pure Antonello Liori, assessore all’Industria, ci va giù pesante e sempre per via di quell’accelerata che il presidente della Regione vorrebbe dare ai comizi elettorali. “A me – chiarisce l’ex pidiellino passato coi Fratelli d’Italia – risulta che non sia definita ufficialmente nemmeno la data delle elezioni. Vero è che si è discusso sulla possibilità di andare alle urne il 2 marzo, ma la decisione finale non è presa. Si potrebbe anche votare il 23 febbraio”.
Insomma, è bufera nel centrodestra, una guerra rimasta sotto traccia fino a stamattina, quando si è saputo che i Riformatori hanno puntato la prua contro la candidatura di Cappellacci per via dei tre processi in cui è imputato. Adesso si è aggiunta questa bagarre sulla presentazione delle liste. Di certo, lunedì (alle 19) Pdl e alleati tornano a riunirsi a Villa Devoto.
Oppi nel frattempo derubrica a “stupidata” la possibilità che Cappellacci firmi, sempre lunedì, il decreto sui comizi elettorali. “Peraltro – sostiene – il termine ultimo per depositare le candidature è fissato da una legge nazionale, tra il ventottesimo e il trentesimo giorno prima del voto, non tra il decimo e l’undicesimo dopo i comizi (come nella legge regionale numero 7 del 1979, alla quale si starebbe attenendo il governatore)”.
Il ritorno alle urne non è comunque l’unico nodo che ha fatto esplodere la bufera in maggioranza. “Per lunedì mattina – spiega ancora Oppi – è convocata la commissione Bilancio che deve risolvere la questione della sanità”. Un tema, questo, molto caro al leader Udc, considerato il vero dominus dei posti letto in Sardegna e della gestione della Asl. Lo scontro è nato dal fatto che venerdì, in Consiglio, non è passata la legge con la quale si chiede alla Regione di stanziare nuove risorse per ripianare i bilanci in rosso della aziende sanitarie.
E se la mossa di Cappellacci sui comizi elettorali sembrava fatta apposta per mettere alle strette gli alleati e blindare la propria candidatura, il governatore adesso si ritrova accerchiato. Oppi ritorna sulla riconferma del presidente uscente. “Nello scorso vertice di maggioranza, – spiega – i Riformatori, seppure molto garbatamente, hanno fatto notare al presidente che la sua situazione giudiziaria potrebbe rivelarsi un boomerang. Lunedì parleremo anche di questo e magari si stabilirà definitivamente in quale giorno la Sardegna andrà a votare, visto che il 2 marzo coincide con la sfilata del Carnevale tempiese e con la Sartiglia”.
Liori usa carota e bastone: “Ogni decisione, quale che sia, andrà condivisa, il vertice di lunedì servirà per chiarire diversi aspetti. Stiamo discutendo, certo è che nessuno decide in solitudine su temi che riguardano tutti, come quello delle elezioni”.
L’assessore all’Industria bastona anche il Pd: “Da Roma giungono strane voci, secondo le quali il governo Letta sarebbe intenzionato a spostare le Regionali a maggio, facendole coincidere con le Europee. E questo non per risparmiare, ma per favorire il sostituto di Francesca Barracciu che, diversamente, non avrebbe tempo per fare la campagna elettorale”.
Contro Cappellacci qualcuno parla a microfoni spenti. “Sarebbe agghiacciante dover presentare li liste entro il 3 gennaio. Nemmeno nel Pdl siamo pronti”. Lunedì c’è appunto il vertice di maggioranza. L’Udc, da una parte, tira la giacchetta al governatore sulla sanità; dall’altra i Riformatori mettono in dubbio la candidatura del governatore. Ma per i referendari resta aperta anche la questione delle Province, dopo la bozza di riforma passata in commissione Autonomia e che sostituisce gli enti intermedi con i Distretti. Quel riordino (non votato dal centrosinistra e già bocciato dal Consiglio delle autonomie locali cui spettava dare il parere) rischia di rimanere lettera morta se non ottiene il voto dell’Aula.
Alessandra Carta