Fratelli d’Italia a Cagliari propone l’istituzione di un registro dei bambini non nati, la creazione di uno spazio al cimitero di San Michele per sistemare i feti anche al di sotto delle 20 settimane di gestazione (anche senza che ci sia una specifica richiesta da parte dei genitori) e una campagna di sensibilizzare per aiutare le donne a partorire senza riconoscere i bambini. Le iniziative sono contenute in due mozioni appena depositate, che hanno scatenato l’immediata reazione delle opposizioni di centrosinistra. “Crediamo che tali proposte, oltre che essere contrarie alla legge vigente, costituiscano una inopportuna intromissione nelle scelte individuali, spesso sofferte e dolorose e dipendenti da condizioni economiche, sociali, sanitarie e comunque sempre personali e intime”, replicano i consiglieri di Progressisti, Sinistra per Cagliari, Partito democratico e Progetto comune.
La prima firmataria delle due mozioni è l’esponente di Fratelli d’Italia Stefania Loi, presidente della commissione Pari opportunità, sostenuta dal suo gruppo consiliare e da quasi tutti i consiglieri della maggioranza che sostiene Paolo Truzzu sindaco (nella versione protocollata, tra varie cancellature, non ci sono le firme di Raffaele Onnis, Marcello Piras e Umberto Ticca dei Riformatori e del leghista Andrea Piras) . “L’importanza di riaffermare nella società civile il diritto-dovere del cittadino di sostenere e difendere la vita fin dal concepimento in tutte le sue esigenze e in tutto l’arco del suo sviluppo”, è uno dei passaggi della mozione che giustificano le proposte basate su una circolare del ministero della Sanità nell’88 quando alla guida del dicastero c’era Carlo Donat-Cattin (ministro Dc che consigliava la castità per limitare la diffusione dell’Aids e criticava la contraccezione).
LEGGI ANCHE: Cimitero dei feti, la consigliera insiste: “Un luogo per raccogliersi in serenità”
La mozione si apre con i riferimenti normativi, che stabiliscono che “i bambini non nati di età gestazionale inferiore alle ventotto settimane”, per legge non sono neanche da considerare nati morti. Viene poi precisato che anche i “prodotti abortivi” tra le venti e le ventotto settimane di gestazione non sono considerati ‘nati morti”, ma viene specificato che su richiesta dei genitori possano essere raccolti in un cimitero. I consiglieri comunali di maggioranza chiedono ora che “la definizione di legge prodotti abortivi per questa amministrazione potrebbe essere sostituita con bambini non nati“.
Tra le richieste presenti nella mozione c’è anche che non sia più una scelta formale dei genitori quella di portare al cimitero feti con meno di venti settimane di gestazione: “Si ritiene che il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta“. Con queste premesse il centrodestra chiede che nel cimitero di San Michele venga individuata un’area chiamata ‘Giardino degli angeli‘, che i costi siano a carico del Comune e che in quell’area venga istituito un apposito ‘Registro dei bambini non nati‘.
I consiglieri di centrosinistra vedono a rischio i diritti civili della madre, per loro quello che si legge nella mozione “è un principio che mira a limitare la libertà di scelta delle donne in forte contrasto con quanto prevede la legge 194 del 1978 ‘Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza’ che all’articolo 1 recita ‘Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile’ – attaccano -. Se questa mozione, a cui i consiglieri firmatari dell’opposizione sono totalmente contrari, dovesse essere discussa e approvata, le donne che scelgono per i più svariati motivi l’interruzione volontaria di gravidanza secondo le modalità previste dalla legge, verrebbero stigmatizzate con una prassi che riconosce lo status e il nome di ‘bambino’ a un embrione“.
La presidente della commissione Pari opportunità, Stefania Loi, è la prima firmataria anche di una seconda mozione che non è passata inosservata. La proposta è quella di lanciare una campagna chiamata ‘Ninna nanna fillu meu‘ “per far conoscere i diritti alle donne in merito al parto anonimo al fine di rendere le loro scelte libere e consapevolmente responsabili e per assicurare una pronta assistenza e tutela giuridica al neonato”. Dai banchi dell’opposizione arrivano attacchi sulla scelta di puntare su questa campagna informativa sul parto anonimo “con le risorse (già risicatissime) dell’assessorato alle Pari opportunità: riteniamo che anch’essa si inserisca nel solco della stigmatizzazione delle donne che scelgono di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza – replicano -. Riteniamo che le medesime risorse sarebbero impiegabili più proficuamente in campagne per la contraccezione, l’affettività e la maternità consapevole e soprattutto in un potenziamento dei servizi per la genitorialità e per l’infanzia”. I consiglieri di centrosinistra chiedono che entrambe le mozioni vengano ritirate prima di essere discusse in Consiglio comunale.
Marcello Zasso