M5s in Sardegna, oltre quattro anni di liti e fughe: erano 16 parlamentari, ora sono due

Alessandra Carta

Un deputato e un senatore. È tutto quel che resta degli M5s in Sardegna passati quattro anni e mezzo dalle Politiche del 2018, quando gli stellati dell’Isola conquistarono a Montecitorio undici scranni su diciassette, mentre a Palazzo Madama ne presero cinque su otto, per un totale di sedici parlamentari. Adesso, con l’ultimo “tradimento” di Luigi Di Maio, come l’ha subito bollato il rivale di sempre, Alessandro Di Battista, i sardi rimasti nel movimento sono appena due.

È storia di una disfatta, quella degli M5s isolani. Il classico castello di sabbia che prese forma sull’onda dell’antipolitica, ma poi si è rivelato incapace di produrre contenuti. Sino a crollare. La pattuglia partita dall’Isola non è andata oltre gli slogan e i proclami, tanto che, a giudicare dai commenti sulla Rete, si fatica pure a ricordare i loro nomi.

I grillini che ancora indossano la casacca M5s sono il deputato Mario Perantoni e il senatore Ettore Licheri, entrambi avvocati sassaresi. Rappresentano l’ultimo baluardo di una guerra intestina cominciata con il velista Andrea Mura, eletto alla Camera ed espulso da M5s per le assenze, apice di uno scandalo sollevato dall’azzurro Ugo Cappellacci. Tutti gli altri tredici grillini se la sono data a gambe in questi quattro anni e mezzo di legislatura. Vuol dire che l’81,25 per cento dei parlamenti eletti nel 2018 con i Cinque Stelle ha scelto di abbandonare la nave costruita qualche anno prima dal comico Beppe Grillo, con una fortuna ormai quasi svanita.

Partiamo dalla fine. Da Insieme per il futuro, ovvero il nome che Di Maio ha dato al proprio movimento nato ufficialmente ieri. Uno strappo che ha ulteriormente parcellizzato il partito stellato, di cui oggi restano solo guerre e divisioni. Oltre che una lotta per il potere, motivo per cui Di Maio è andato via, specie ora che i giochi per le Politiche del 2023 sono alle porte ( si vota a febbraio).

Come si ricava dal sito della Camera, già aggiornato, hanno seguito Di Maio i deputati sardi Luciano Cadeddu, Paola Deiana e Alberto Manca. Ne ha approfittato per uscire anche il senatore di Siniscola, Emiliano Fenu, seppure l’Ansa lo dia fuori dagli M5s ma non dentro il nuovo partito targato Di Maio. Fenu starebbe ancora decidendo dove atterrare.

Sul fronte di Montecitorio, come detto, il primo grillino ‘caduto’ fu il velista Mura. Era luglio del 2018. A gennaio del 2019 si aprirono infatti le urne delle Suppletive, sempre con elezione diretta, e lo scranno lo conquistò il Pd con il giornalista Andrea Frailis.

A dicembre 2020, con decisione volontaria e irremovibile, a lasciare il gruppo M5s di Montecitorio è stata la nuorese Mara Lapia che poi ha preso la tesserata del Centro Democratico. A febbraio 2021, in tre – tutti cagliaritani – scelgono l’addio: Pino Cabras, Emanuela Corda e Andrea Vallascas ’emigrano’ in Alternativa, movimento che raccoglie pezzi di M5s e sotto il profilo formale è una componente del Gruppo Misto, dove è finita pure l’oristanese Lucia Scanu. L’ultimo deputato degli M5s che ha fatto la manina a Grillo è stato l’olbiese Nardo Marino: a gennaio 2022 è passato con l’Italia Viva di Matteo Renzi.

Sul fronte di Palazzo Madama, gli M5s hanno perso uno scranno per via di un evento tragico: a marzo 2020 è morta la senatrice gallurese di Budoni, Maria Vittoria Bogo. Con le Suppletive di settembre 2020 è approdato a Roma il sardista ortopedico Carlo Doria.

Sempre con uno sguardo al Senato, a novembre 2020 lascia il Movimento Cinque Stelle il grillino Gianni Marilotti, andato prima nel gruppo Misto, poi ha abbracciato la causa del Pd. A gennaio 2022 l’addio di Elvira Evangelista, anche lei nuorese: sceglie Italia Viva (è la stessa operazione politica che ha portato il deputato Marino nelle braccia di Renzi).

Eccola raccontata la storia degli M5s sardi. Per capire la portata del grillismo quattro anni e mezzo fa, basti pensare che i Cinque Stelle raccolsero alla Camera il 42,48 per cento nei collegi assegnati con il proporzionale e vinsero tutte le sfide dirette (quelle con maggioritario). Al Senato chiusero al 42,2 per cento. Di fatto un’era geologica fa, politicamente parlando, visto il fuggi fuggi generale.

Chissa se Giuseppe Conte, a cui resta la guida del movimento, riuscirà a risollevare le sorti degli M5s. Magari l’alleggerimento dei parlamentari si rivela un toccasana.

Alessandra Carta

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