L’incubo bipartisan: tsunami 5 Stelle alle Regionali

Gli effetti dello Tsunami di Beppe Grillo rischiano di prolungarsi per mesi in Sardegna. I due poli tradizionali, in un certo modo sopravvissuti all’ondata elettorale di lunedì scorso, sanno di dover rapidamente cambiare passo se non vogliono essere travolti nelle elezioni regionali del febbraio 2014. Perché è chiaro che, qualsiasi cosa succeda a Roma, la campagna elettorale per le regionali sarde sarà condotta in prima persona da Beppe Grillo, così come già accaduto in Sicilia, e la forza del comico genovese in questo momento appare tale da poter realmente puntare a conquistare per il Movimento cinque Stelle la poltrona di viale Trento.

Un’ipotesi che, naturalmente, atterrisce maggiormente il centrosinistra, che da alcuni anni ormai sta facendo passare il tempo nella clessidra della legislatura, convinto di poter agevolmente conquistare la Regione dopo l’esperienza Cappellacci. Il quale, paradossalmente, ha quasi cantato vittoria dopo il risultato elettorale del 25 febbraio, perché ha visto notevolmente ridimensionate le ambizioni dell’area centrista montiana, adesso molto meno convinta di poter spostare gli equilibri della coalizione.
L’ipotesi elezioni anticipate appare del tutto tramontata dopo il terremoto delle ultime elezioni che porterà i partiti verso una necessaria riorganizzazione interna e delle alleanze. Senza contare che il Consiglio avrà davanti mesi impegnativi, tra riforma della legge elettorale (con riduzione a sessanta dei consiglieri e introduzione della preferenza di genere) e manovra finanziaria.

Il rimpasto. Il giorno dopo la chiusura delle urne, il presidente Cappellacci ha annunciato un rilancio dell’azione di governo, che consisterebbe in un ‘azzeramento’ di quella attuale e nel varo di una giunta rinnovata in alcuni elementi cardine. Primo fra tutti Giorgio La Spisa, che era una colonna dell’esecutivo dall’inizio della Legislatura, ma che ha fallito il passaggio in Parlamento dopo l’addio al Pdl per passare tra i montiani. Di fatto ora è considerato in capo ai Riformatori, che lo vorrebbero confermare al Bilancio. Ma il Pdl si oppone e reclama per sé quella casella, forse per il capogruppo Pietro Pittalis. Gli altri assessori in uscita sono Antonello Liori (Lavoro) e Sergio Milia (Cultura), ugualmente bocciati alle urne.

Nel rimpasto potrebbe rientrare anche Giorgio Oppi, che punterebbe alla sua amata Sanità. L’annuncio dei cambi doveva avvenire in settimana, ma Cappellacci ha preferito attendere il consiglio nazionale del Psd’Az che, riunito ieri a Tramatza, non ha deciso, come una parte del partito chiedeva, di chiudere subito con Cappellacci, ma di avviare un serrato confronto bilaterale col governatore. Cosa che complica ulteriormente la costituzione del nuovo esecutivo regionale. Il prossimo appuntamento è per martedì quando Cappellacci incontrerà il suo gruppo consigliere, quello del Pdl, nel tentativo di sciogliere i ultimi nodi.

Il centrosinistra è sembrato uscire più scosso dalle elezioni politiche rispetto al centrodestra, nonostante il risultato sia stato migliore e la coalizione progressista in Sardegna abbia centrato il risultato che si era prefissata. L’exploit del M5S, che ha sbaragliato gli avversari anche in zone storicamente favorevoli al centrosinistra come il Sulcis-Iglesiente, ha messo il Pd soprattutto davanti all’evidenza che l’avversario da sconfiggere in vista della regionali sarà principalmente il movimento di Beppe Grillo.

Naturale che in molti ritengano necessario un cambio profondo di strategia, abbandonando la politica delle alleanze, che non fa altro che soffiare sul fuoco dell’incendio grillino. I democratici, che prima delle regionali saranno alle prese certamente con il congresso, dovranno anche puntare su un nome capace di rilanciare la coalizione e conquistare i voti dei delusi. Al momento la situazione non appare rosea, i nomi in campo sono pochi.

Silvio Lai è appena andato a Roma e potrebbe decidere di tornare solo davanti ad una richiesta unitaria del partito, il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau non sembra un nome in grado di entusiasmare, così come quello di Tore Cherchi, che potrebbe apparire troppo d’apparato rispetto alla richiesta di novità che arriva dalla base. Rimane l’incognita Renato Soru, che sembrerebbe intenzionato a candidarsi, ma che non può certo contare su molte simpatia dentro il suo partito. Ci vorrebbe forse un nome nuovo, esterno, un Soru del 2004 per intenderci. Ma all’orizzonte, per ora non c’è.

Alberto Urgu

 

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share