L’idea di Sardegna illustrata da Solinas: “Ripartiamo dalla crisi, è un’occasione”

“Voglio proporre a questo Consiglio una sfida nuova, un confronto su un’idea complessiva e non settoriale di Sardegna: la chiave di lettura è la nostra sarda, che si declina in ogni proposta tematica specifica attraverso la domanda: quale vantaggio per la nostra Isola? Quale profitto per i sardi?”. Può essere sintetizzato così il canovaccio su cui il presidente della Regione, Christian Solinas, ha costruito le sue dichiarazioni programmatiche, presentate oggi in aula. Quasi un’ora di relazione conclusa con l‘annuncio dei sei nuovi assessori che entrano nella squadra di governo. Il capo della Giunta ha citato i suoi riferimenti politici e culturali: Mario Melis, unico sardista ad aver guidato la Regione prima di Solinas, e lo storico Giorgio La Pira. Menzione anche per il padre dell’archeologi sarda, Giovanni Lilliu, e il ribelle dei Savoia, Giovanni Maria Angioy, il rivoluzionario di riferimento per autonomisti e indipendentisti.

LA PREMESSA. Solinas ha subito parlato di “una nuova stagione di dialogo, confronto e collaborazione proficua con l’Assemblea, superando una certa liturgia fondata sulle appartenenze. Anche perché, essendo stato sia al governo che all’opposizione, ricordo sulle dichiarazioni programmatiche si dicono più o meno le stesse cose da oltre cinquant’anni, senza un filo conduttore organico. Tanto che i problemi strutturali della nostra Isola sono diventati storici, ai risultati attesi non si è arrivati. Ritengo quindi che oggi si debba cambiare prospettiva, con un punto di analisi e una visione che tenga dentro tutto, perché le rapide trasformazioni della società non consentono da una parte facili entusiasmi e dall’altra impongono responsabilità differenti rispetto a quelle del passato”. Definito il  contesto dell’analisi, Solinas ha cucito al canovaccio il tema dell’identità che “attraversa e comprende ogni politica di settore”. Declinazioni differenti che per Solinas “devono affermarsi come risposta complessiva ed originale alla domanda sul come essere sardi oggi, sia al nostro interno e nel confronto con altre realtà, italiane ed europee. Su questo – ha sottolineato il presidente – mi sento di rivolgere un appello al parlamento di un popolo che non vuole più essere oppresso, ma semmai, all’altezza della propria storia”.

LE RIFORME. Da qui Solinas è entrato nel merito degli obiettivi di legislatura. “La situazione economica della Sardegna – ha continuato – richiede politiche nuove che non siano né di sopravvivenza né di ordinaria amministrazione o peggio di rassegnazione. E anzi proprio in questi momenti difficili si deve riaccendere la speranza con una nuova tensione ideale e con un nuovo slancio orientato verso una grande progettualità fondata sul fare”. Ecco una linea tracciata: “Allargando gli spazi di autogoverno – ha proseguito Solinas – si possono affrontare in modo efficace le tante vertenze aperte con lo Stato, con in più quella sulle accise”. Sul piano interno il governatore ha prefigurato uno schema istituzionale che “metta al centro gli Enti locali, semplifichi il quadro superando le Unioni dei Comuni e riporti in superficie le Province come unici enti intermedi”. Rispetto all’organizzazione di assessorati e uffici, Solinas ha annunciato “una riforma organizzativa dell’intero sistema, compresi gli enti e le agenzie”. Un riordino “fondato sulla semplificazione e la riqualificazione, anche motivazionale, del personale”.

L’ISOLA DELL’UE. Solinas si è quindi espresso a favore di “una nuova legge statutaria elettorale che assicuri la rappresentatività di tutti i territori e insieme governabilità e stabilità”. Inclusa nel ragionamento pure “una soggettività internazionale della Regione nel rapporto con l’Unione europea in modo da ottenere il riconoscimento degli svantaggi permanenti dell’insularità nonché una programmazione europea attenta alle periferie del continente e non centralista”. Proprio su quest’ultimo punto Solinas ha messo sul piatto l’articolo 44 dello Statuto, molto sottovalutato nella sua applicazione concreta, ma che prevede il massimo decentramento al sistema delle autonomie, nel rispetto del principio di sussidiarietà”.

SARDEGNA IN NUMERI. Rispetto allo scenario macro-economico, Solinas ha ricordato il calo del Pil“, ciò che “ha determinato il declassamento da parte dell’Ue”. La Sardegna è passata “da regione in transizione a regione in ritardo di sviluppo. Le nostre imprese – ha detto ancora Solinas – hanno in  media con poco più di tre addetti, bassa specializzazione e basso livello tecnologico. Questo perché sono mancate scelte forti di programmazione, si è trascurato il nostro patrimonio materiale e immateriale e si sono fatti molti bandi a impatto ridotto sul sistema. Basti pensare che su quelli relativi alla competitività sono partiti nel 2015 e ai destinatari non è ancora arrivato un euro”. Solinas l’ha detto senza giri di parole: “Nessuno ha in mano ricette facili, ma è evidente che è necessario cambiare per agire con più concretezza; penso ad un piano industriale della Sardegna che contenga una serie di misure, dall’accesso al credito alla formazione, dalla diffusione della cultura manageriale all’organizzazione di reti finalizzate all’apertura ai mercati”.

ASSET DI SVILUPPO. Soffermandosi sull’idea di identità ambientale, il capo della Giunta l’ha collegata “alla specificità della Sardegna, al modo di abitare l’Isola e al territorio come risorsa e occasione di crescita. Il nostro paesaggio è un unicum ma oggi rappresenta per molti aspetti anche il volto della Sardegna sfigurato da interessi esterni, dalla monoculture industriali del passato fino alla chimica verde dei giorni nostri. Si può continuare citando lo sfruttamento senza regole delle energie rinnovabili ma senza regole”. Solinas ha anticipato che “la qualità architettonica sarà il caposaldo della nuova legge urbanistica“. Allargando il suo ragionamento sul mercato delle vacanze, Solinas ha evidenziato “la marginalità della nostra Isola rispetto al mercato globale del settore, frutto di una identità turistica non pianificata e spesso ostacolata dalla burocrazia, da una politica dei trasporti insufficiente, da una rete di mobilità interna di basso livello, da un grande sommerso commerciale, dalla mancanza di dati di analisi e di una strategia digitale”.

SALUTE E BUROCRAZIA. Solinas ha concluso la relazione di legislatura unendo il filo col suo primo discorso da presidente in pectore, lo scorso 25 febbraio, all’indomani delle elezioni.”La sanità – ha detto – è molto cambiata. Ma in negativo. Perché di fatto ha allontanato i cittadini dalla stessa idea di servizio assistenziale: oggi siamo fra le regioni peggiori d’Italia secondo tutti gli indicatori ed abbiamo il maggiore disavanzo. Questo ci impone di di cambiare modello introducendo più qualità, una medicina più vicina ai cittadini, con la collaborazione degli enti locali e una forte spinta all’innovazione tecnologia. Dobbiamo migliorare le prestazioni e riconquistare la fiducia degli utenti”. Solinas ha anche parlato di “identità rurale che va valorizzata riavvicinando gli operatori del settore alla Regione attraverso provvedimenti mirati come l’istituzione di zone a burocrazia zero. Dobbiamo pensare inoltre al riutilizzo dei beni immobili pubblici, al potenziamento dei Caf agricoli (centri per l’assistenza fiscale), al completamento dell’iter istitutivo del pagatore regionale, ma anche alla trasformazione del latte ovino da ingrediente a prodotto”. Solinas ha concluso le dichiarazioni programmatiche invitando “tutti a credere nel cambiamento e nella forza di volontà del popolo sardo, per aprirci al presente e guardare a testa alta il futuro”. Non è mancato il “Fortza Paris” finale.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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