Legge suini, il Pd: “Polemica infondata, la tradizione non è affatto a rischio”

“La polemica sollevata in questi giorni non ha ragione di esistere e ha lo squallido sapore della strumentalizzazione politica a spese della suinicoltura sarda”. Lo scrivono in una nota i diciotto consiglieri del Pd, il partito che in Consiglio regionale ha proposto la legge, la numero 28, votata il 2 agosto, votata quasi all’unanimità. Il primo firmatario è stato il dem Luigi Lotto, presidente della commissione Agricoltura e Pastorizia.

Il caso è scoppiato avant’ieri, sollevato dal deputato di Forza Italia, Ugo Cappellacci, e dal presidente del Centro studi agricoli, Tore Piana. I due hanno duramente attaccato il comma 2 dell’articolo 4, sostenendo che il divieto di riproduzione introdotto nella norma per gli allevamenti domestici mettesse fine alla tradizione sarda di far crescere i maialetti in campagna per consumarli in famiglia (leggi qui). Ma il Pd fa notare che il comma 2 del’articolo 4, anche così scritto, non impedisce affatto quanto contestato da Cappellacci e Piana. Il comma recita testualmente: “Nell’allevamento familiare si possono detenere fino a quattro capi suini da ingrasso e non è ammessa la presenza di capi riproduttori. Nella stessa azienda agricola non è consentito più di un allevamento di tipo familiare. Tutti i capi allevati sono destinati all’autoconsumo e non sono oggetto di attività commerciale o di movimentazione verso altri allevamenti”.

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Dal Pd spiegano: “Sulla legge 28 è stata sollevata una polemica che alla luce dei dati della realtà sarda non ha ragione d’essere e si basa su presupposti non veritieri. A 31 luglio 2018 (fonte Anagrafe nazionale zootecnica) in Sardegna esistono 15.788 allevamenti di suini. Di questi 15.025 sono definiti a ciclo chiuso, cioè con animali da riproduzione, mentre 314 vengono classificati con orientamento produttivo di tipo familiare. Soltanto a questi ultimi fa riferimento il comma 2 dell’articolo 4 della legge 28, gli altri non rientrano nella norma e possono, a prescindere dalle dimensioni dell’allevamento, farli riprodurre o venderli, come ritengono più opportuno”.

Ancora nella nota del Pd:” Il comma 2 dell’articolo 4 riguarda solo chi, per propria scelta, vuole allevare maiali da ingrasso senza riproduttori, come secondo la tradizione sarda ‘de su mannale’. Chi invece vuole passare da allevatore familiare ad allevatore produttore, a prescindere dalla dimensione dell’allevamento, deve solo registrarsi come tale, così come hanno fatto oltre 6.000 persone dal 2010 ad oggi con l’entrata in vigore del decreto legislativo 200 sulla identificazione e registrazione dei suini. La legge regionale 28 quindi non cambia nulla per chi oggi voglia allevare maiali e produrre maialetti, purché siano regolarmente registrati come lo sono ben 15.025 allevamenti sardi di qualsiasi dimensione”.

Quindi la legge 28 non verrà cambiata a settembre, con la ripresa dei lavori dopo le vacanze. Eppure oggi i partiti del centrodestra hanno fatto a gara per proporre e ufficializzare i propri suggerimenti di modifica alla norma. I primi sono stati i consiglieri dei Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu e Gianni Lampis, che in un comunicato hanno parlato di “legge porcata“. Gli Fdi hanno quindi precisato di “essere stati gli unici a non votare la norma” in aula, ma poi è venuto fuori che l’astensione del 2 agosto è dipesa da un fatto formale, legato all’impossibilità di affiancare il nome di tutti i capigruppo a quello del proponente Lotto. Quindi un non voto che voleva quasi una protesta a sostegno della norma, perché tutti mettessero il cappello, non solo il Pd.

Di certo sulla legge 28 si è registrata non poca schizofrenia politica, aperta da Cappellacci e Piana che l’altro giorno, quando hanno sollevato il caso, hanno accusato il centrosinistra di “calpestare le nostre tradizioni e massacrare il piccolo allevamento di maiali, una follia che non si era mai vista”. Ma Cappellacci ignorava che Forza Italia, il suo partito, il 2 agosto ha approvato la legge insieme a Pd, Udc, Psd’Az-La Base, Riformatori, Mdp-Art1, Cd e RossoMori. Ovvero il Consiglio quasi al completo.

Oggi per avvallare la modifica della 28 sono intervenuti il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, e quello dei Riformatori, Attilio Dedoni, più i sardisti Gaetano Ledda, Giovanni Satta e Paolo Dessì. In tal senso si sono espressi pure la capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, e il vice Edoardo Tocco (leggi qui). E sono tutti consiglieri che il 2 agosto hanno votato la legge. Sul tema ha preso posizione anche l’ex deputato Mauro Pili che ha lanciato una petizione online perché la Regione riconosco al “porcetto sardo il marchio Dop (denominazione di origine protetta). Ma stando alla normativa vigente la tradizione sarda non rischia nulla. Sui maialetti solo tanto rumore per nulla. (al. car.)

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