Legge Omnibus, i consiglieri regionali si riassegnano la pensione

L’emendamento della vergogna è approvato: con la legge Omnibus votata mercoledì dalla massima assemblea sarda, sono reintrodotte le pensioni dei consiglieri regionali. Il trattamento in quiescenza era stato abolito nel 2014 in pompa magna. Ci ha pensato Stefano Tunis, fondatore di Sardegna 20venti, a confezionare l’emendamento del colpaccio. A questo punto il più grande tra i ‘regalini’ fatti dal centrodestra attraverso la legge Omnibus.

Tunis è alla seconda legislatura e, guarda a caso, le pensioni sono retroattive e valgono anche per il quinquennio 2014-2019, non solo per chi attualmente occupa uno scranno nel palazzo di via Roma. La stranezza è che nessun onorevole si è accorto di questo emendamento, visto che per quarantotto ore non se ne sapeva nulla. Oltre Tunis, hanno firmato da tutti i rappresentanti del centrodestra, uno per partito, tranne i Riformatori. Quindi ecco Angelo Cocciu (Forza Italia), Giorgio Oppi (Udc), Francesco Mura (Fratelli d’Italia) e Franco Mula (Psd’Az). Se in questa Regione c’è ancora un po’ di buon senso, questo trappolone ai sardi va cancellato.

E servirebbero pure le scuse. Specie in un momento così difficile per l’economia dell’Isola, i cui gli effetti della crisi seguita alla pandemia non sono certo finiti. L’ingordigia di Tunis e alleati non si è limitata alle pensioni. Sempre nel caos degli emendamenti che venivano letti e approvati a raffica, ne è passato un altro che ritocca gli stipendi. “Le indennità e i rimborsi dei consiglieri regionali – è scritto – sono rivalutati annualmente in misura pari alla variazione rilevata dall’Istat, se positiva, dell’indice dei prezzi al consumo”. Anche in questo caso l’aggiornamento si estende alla XIV legislatura, dal 2014 al 2019. Con il nuovo via libera alle pensioni il centrodestra ci aveva provato anche a inizio legislatura, attraverso una proposta ai capigruppo firmata dal presidente del Consiglio, Michele Pais. Adesso ce l’ha fatta Tunis.

Alessandra Carta

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