“Legge elettorale vìola parità di genere”. Due consiglieri perdono la poltrona

Sentenza del Consiglio di Stato. E nell’aula di via Roma è in arrivo un piccolo tsunami. Sarà staffetta sia nel Pd che in Forza Italia.

Parità di genere violata. Con questa motivazione il Consiglio di Stato ha accolto oggi i ricorsi di Angelo Stochino (Forza Italia) e Pier Luigi Caria (Pd) contro la legge elettorale sarda, quella che, alle Regionali dello scorso 16 febbraio, ha permesso a Pd, Sel, Sinistra Unita e Psi di candidare in Ogliastra solo uomini per gli unici due posti in lista, anziché un uomo e una donna. Ciò che, per contro, avrebbe garantito la rappresentanza femminile riconosciuta sì dalla legge, ma di fatto non rispettata per via di un calcolo matematico bocciato oggi dai giudici amministrativi.

A questo punto si preannuncia un piccolo tsunami nella massima assemblea sarda. Col verdetto del Consiglio di Stato sono infatti azzerati tutti i voti raccolti in Ogliastra dai quattro partiti che, nove mesi fa, hanno candidato solo maschi. Tanto che il massimo organo della giustizia amministrativa ha chiamato in causa la Corte d’Appello di Cagliari perché, adesso, decida sugli eletti. Cioè sugli eventuali consiglieri che dovranno lasciare l’Aula e su quelli che, invece, entreranno per via del ricorso accolto.

Stando ai numeri in mano ai partiti interessati, per Sel, Sinistra Unita e Psi non dovrebbe cambiare nulla. La staffetta, al contrario, è quasi certa in Forza Italia e nel Pd. Per quanto riguarda gli azzurri, Stochino, ogliastrino di Arzana, uscente della legisaltura 2009-2014, dovrebbe rifare il suo ingresso in Consiglio al posto di Alberto Randazzo, eletto a Cagliari. In alternativa, potrebbe saltare il sulcitano Ignazio Locci. Quanto ai democratici, sembra destinato a uscire dell’Assemblea sarda Franco Sabatini, anche lui ogliastrino, attuale presidente della commissione Bilancio e Programmazione. Al suo posto, in pole c’è l’olbiese Caria che nel ricorso ha contestato pure il conteggio dei voti. Infatti: al momento, nel Pd il primo dei non eletti è il sulcitano Pietro Morittu che è davanti al gallurese per tre preferenze. Ma alla provincia di Olbia-Tempio non ne sarebbero state conteggiate 300, ciò che permetterebbe a Caria di superare  Morittu e tornare in via Roma. Caria, in questo modo, pareggerebbe il conto col destino, visto che nel 2012 ha dovuto lasciare la poltrona da consigliere dopo un ricorso perso.

L’articolo della legge elettorale sarda che, sulla carta, è stato pensato per farantire la parità di genere è il numero 4. Al quarto comma si legge: “In ognuna delle otto circoscrizioni, a pena di esclusione, ciascuno dei due generi non può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei candidati“. Quindi: in Ogliastra i 2/3 dei due posti in lista corrispondono a 1,33. Ma poi, nello stesso comma, è stato scritto: “Si arrotonda all’unità superiore se dal calcolo dei due terzi consegue un numero decimale“. E infatti: 1,33 arrotondato all’unità superiore, dà 2. Ecco perché nella provincia di Lanusei-Tortolì i quattro partiti in questione hanno messo il lista solo uomini.

Alla luce dell’articolo 4, Stochino e Caria si sono opposti a quel calcolo matematico (ovviamente per se stessi e non per le donne) e oggi dal Consiglio di Stato hanno ottenuto la ragione. Ovvero, il riconoscimento che la parità di genere sia stata effettivamente violata, sebbene, per un destino altrettanto beffardo, nell’Aula di via Roma la rappresentanza femminile resterà identica. Nessuna donna diventerà consigliera oltre le quattro già elette. Ci vorrà comunque qualche mese prima che la Corte d’Appello riconteggi i voti dell’Ogliastra, spedendo a casa due onorevoli e ammettendone altrettanti. Di certo, la ribattezzata legge burka, salvata dal Tar, non supera il giudizio del Consiglio di Stato.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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