Le operazioni immobiliari di Solinas: chi è l’uomo che compra dal presidente

Adesso che Il Fatto Quotidiano ha svelato le operazioni immobiliari di Christian Solinas, l’attenzione si sposta di riflesso su Roberto Zedda, l’imprenditore cagliaritano che il 4 novembre 2020, stando a quanto ricostruito dal giornale di Travaglio, ha versato al governatore sardo una caparra da duecentomila euro per l’acquisto di un edificio storico a Santa Barbara, una porzione di abbazia sulle colline di Capoterra, Comune dove ricade la frazione di Poggio dei Pini in cui il governatore vive. Valore della compravendita: 550mila euro. Sempre secondo Il Fatto, c’è il preliminare ma non il rogito con la conclusione dell’operazione immobiliare fissata per il 10 giugno 2021. Non è dato sapere se sia saltato l’affare o l’atto, semplicemente, non è stato registrato. Solinas non ha risposto. Idem Zedda.

L’imprenditore cagliaritano ha compiuto 56 anni lo scorso 11 agosto. È il titolare e rappresentante legale della Arionline, srl che ha sede nel capoluogo, in viale Marconi. La società si occupa di reti hardware e software, anche se ultimamente ha diversificato il proprio business puntando anche sui termoscanner, venduti a Regione e controllate, tra cui l’assessorato agli Enti locali, l’Agenzia Aspal (Politiche attive del lavoro) e l’Ats, l’Azienda per la tutela della salute ugualmente finanziata da ‘mamma Sardegna’.

Il nome di Zedda è legato soprattutto al Project financing di Nuoro. Tradotto dall’inglese, vuol dire ‘Finanza di progetto’ e si tratta di un’operazione a lungo termine in cui i privati si fanno carico dell’erogazione di servizi in cambio di un canone pagato dalla parte pubblica. Nel caso della Barbagia, il progetto aveva una durata di ventisette anni per un valore di un miliardo e 50mila euro. Venne sottoscritto nel 2008. Governava la Sardegna Renato Soru, l’assessora alla Sanità era la piemontese Nerina Dirindin. Quelle carte sono finite nel 2016 sul tavolo dell’Anac, l’Autorità nazionale per l’anticorruzione che si mise le mani nei capelli. Il presidente-magistrato Raffaele Cantone elencò un rosario di anomalie perché “lo strumento trasgredisce l’applicazione delle norme e dei principi che disciplinano la concessione di lavori pubblici e appalti pubblici in generale, facendo conseguire alle parti un risultato precluso dall’ordinamento”. Aggiunse Cantone: “La remunerazione degli investimenti dei privati concessionari è posta interamente a carico dell’amministrazione aggiudicatrice, senza che si verifichi la necessaria traslazione in capo ai privati del rischio economico e gestionale, elemento essenziale del Project”.

Cantone lo scriveva ad agosto 2016. Nella stessa relazione-delibera da sedici pagine, l’Anac invitava la Asl di Nuoro a rivedere il progetto. Allora l’Azienda locale era commissariata: la guidava Mario Palermo che venne convocato in Consiglio regionale in commissione Sanità, in un’audizione in cui il manager auspicava “una nuova regolamentazione del contratto”, sebbene non nascondesse i vantaggi di quella programmazione che “ci farà risparmiare 240 milioni in ventisette anni”, disse. Palermo, in ogni caso, annullò tutto in autotutela, proprio alla luce delle indicazioni da Cantone, il quale trasmise la propria relazione sia alla Procura di Nuoro che alla Corte dei conti della Sardegna.

Il Project financing nacque per compiere una serie di interventi negli ospedali del territorio, non solo sotto il profilo strutturale, ma anche nell’erogazione dei servizi. Ad esempio riqualificazione e ampliamento del San Francesco  e del Zonchello a Nuoro. Idem al San Camillo di Sorgono. Previsti lavori anche negli ospedaletti di Macomer e Siniscola. Poi ecco i servizi: “Manutenzione del patrimonio immobiliare aziendale; Pulizie e ausiliariato; Ristorazione; Ingegneria clinica; Cup (Centro unico di prenotazione); Gestione reti hardware e software; Portierato; Gestione rifiuti speciali; Energia“, è scritto in un documento illustrativo della Asl.

Nel 2016, quando Cantone demolì il Project financing e il manager Palermò bloccò il contratto in autotutela, la Regione era governata da Francesco Pigliaru, con il nuorese Luigi Arru titolare della Sanità. Lo stop scattò intanto per la Ati che nel 2008 firmò il contratto. Si chiamava Polo sanitario Sardegna centrale Spa (Pssc). La fondarono due società: Cofathec spa e Inso. Le quali, a loro volta, facevano ricorso ad altri operatori per svolgere i servizi. La Arionline di Zedda è uno di questi partner, a cui venne affidata “la gestione di reti software e hardware”.

Andando a frugare sui siti del Consiglio regionale, si trovano pure i verbali delle audizioni sul caso del Project financing, visto che la gestione di quel contratto di ventisette anni portò all’assunzione di 500 persone. Un percorso, quello generale delle attività, che non ha mai mancato di scatenare polemiche. Ma durante il quinquennio di Ugo Cappellacci governatore, il Project superò indenne le forche caudine delle proteste. Anche perché ci sono sempre stati politici favorevoli. Di certo Roberto Zedda, da rappresentante legale di una delle società, andò almeno in un’occasione in Consiglio regionale a spiegare la situazione e a rivendicare una sorta di risarcimento per gli investitori.

Solo lo scorso luglio, con una delibera firmata dall’Ats, il Project financing è stato definitivamente liquidato. Alle società che erogavano i servizi e svolgevano i lavori è stato riconosciuto un indennizzo, se così si può chiamare, di 20 milioni di euro (qui la delibera). È andato anche a vantaggio della Arionline dell’imprenditore Zedda.

Ma intanto emerge un nuovo dettaglio: sull’erogazione di quei 20 milioni la Giunta Solinas ci provava dal 2019. Come risulta da un emendamento presentato dall’Esecutivo il 16 novembre di quell’anno durante la discussione in Consiglio regionale di un assestamento di bilancio da 80 milioni, ecco la proposta di modificare il testo di legge con l’inserimento di quei 20 milioni.

Il resto è storia di oggi: il 4 novembre Zedda dà a Solinas i 200mila euro di caparra. Altri 50mila glieli avrebbe dovuti dare dieci giorni dopo. Il 2 dicembre Solinas, a sua volta, verso la stessa cifra alla famiglia Ciani per la compravendita di una villa da un milione e 100mila euro, per la quale il presidente della Regione ha ottenuto dal Banco di Sardegna un maxi mutuo da 880mila euro. Questo sempre secondo la ricostruzione del Fatto che sino al 15 settembre scorso ha fatto tutti i controlli per recuperare, all’Agenzia delle entrate, il rogito sulla porzione di abbazia. Risultato vano, l’atto non è comparso. Solo Solinas e Zedda possono dire come è andata a finire.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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