Quattro nomi. Per la precisione due uomini e due donne. Quattro potenziali candidati. Quattro possibili segretari. Si chiude così, con le sole ipotesi di candidatura, l’anno del Pd sardo, un 2021 che non è finito benissimo: il Partito democratico dell’Isola ha scelto di non decidere, rinunciando ad aprire le urne delle primarie.
Cominciando dalle donne, ecco Barbara Argiolas e Romina Mura, ex assessora regionale al Turismo la prima, deputata ex renziana la seconda. I nomi della Argiolas e della Mura ovviamente non piacciono a tutti, perché nel Pd sardo comanda il correntismo. Ma non si può escludere che almeno una parte dei dem trovino l’accordo sull’una o sull’altra. La Argiolas è area Soru, la Mura invece guida un nuovo gruppo interno che raccoglie i delusi di altre correnti. la stessa deputata è un’ex dell’area Cabras.
Quanto alle possibili candidature al maschile, ecco l’ex consigliere regionale Pietro Cocco, attuale primo cittadino a Gonnesa, e il sindaco di Iglesias, Mauro Usai. Anche Cocco è un soriano, mentre Usai è un popolare-riformista che ha come capocorrente Paolo Fadda.
In Sardegna da novembre c’è un commissario, Enrico Borghi, responsabile della Politiche per la sicurezza nella segreteria nazionale di Enrico Letta. Borghi ha preso il posto del segretario Emanuele Cani, altro popolare riformista che fa riferimento al gruppo di Antonello Cabras. Quanto basta per capire che nell’Isola il Pd si scontra col fatto che la corrente egemone non è allineata con Roma, visto che Letta va d’accordo con Soru, ma non si piglia con Cabras e Fadda.
Il Pd sardo ha provato per mesi a intessere la tela della pace: i capibastone si sono messi in moto per cercare un nome che andasse bene a tutti. A un certo momento è saltata fuori l’intenzione di puntare su Luigi Lotto che era soriano quando faceva il consigliere regionale, sino al 2019. Ma la possibile corsa di Lotto è stata bocciata proprio da Soru e nel Pd non s’è fatto più nulla. Stallo totale. Ciò che ha spinto Letta a nominare il commissario Borghi.
Ovvio che la finta pace non può continuare a lungo, anche perché la decisione di non scegliere un candidato equivale a lasciare inalterato il potere delle correnti. Ciascuna vuole difendere il proprio orticello e per questo nessuna sfida le altre a viso aperto. Ma il segretario nazionale non ha alcuna intenzione di lasciare campo libero a questo teatrino della melina: i congressi vanno fatti entro febbraio del 2022. Significa che nel Pd devono decidere rapidamente cosa fare da grandi.
Le potenziali candidature di Argiolas, Mura, Cocco e Usai si muovono in questa direzione: sono un assaggio di confronto che deve spingere i dem sardi a uscire dallo stallo. Dopo la Befana si capirà qualcosa in più.
Alessandra Carta