È un andamento lento, quello che prepara il cambio al vertice della Fondazione Sardegna, una delle casseforti della nostra regione, sebbene privata ma “con finalità di interesse pubblico e utilità sociale”, recita lo Statuto. Dopo due mandati e sei anni di presidenza, Antonello Cabras si prepara a lasciare. Ieri, nella sede legale di via Salvatore Da Horta a Cagliari (gli uffici amministrativi sono invece a Sassari in via Carlo Alberto), si è riunito il Comitato di indirizzo, cui spetta nominare i nuovi venti componenti e poi eleggere il presidente della Fondazione e il Cda.
La procedura di rinnovo delle cariche dovrebbe concludersi a metà aprile. Attualmente nel Comitato siedono in 18, incluso Cabras. Gli altri 17 sono: Roberto Balia, Maria Francesca Cherchi; Omar Chessa, Pietro Paolo Congiatu, Francesca Maria Crasta, Maria Grazia Dessì, Gonaria Floris, Carla Frigau, Monica Maleddu, Pasquale Mereu, Marco Navone, Maria Passino, Gian Battista Piana, Antonina Ruiu, Valeria Sipala, Giulio Steri e Gian Luigi Tolu. Sulla rappresentanza di genere la parità è assoluta con nove uomini e altrettante donne.
All’interno del Comitato si possono fare due mandati. Quindi è prassi che i componenti al primo mandato si autoconfermino per una secondo triennio. Tra i 18 attualmente in carica c’è pure un papabile alla presidenza: si tratta di Omar Chessa, professore di Diritto costituzionale all’Università di Sassari, docente molto vicino all’attuale rettore Gavino Mariotti, a sua volta molto amico del senatore-ortopedico Carlo Doria.
Chessa viene dato vicino al Pd. In ambienti politici è sempre stata nota la sua amicizia con l’attuale consigliere regionale Roberto Deriu. Il quale era presidente della Provincia di Nuoro e a capo dell’Unione delle province sarde quando a Chessa diede il mandato di presentare ricorso contro la cancellazione degli enti intermedi, come nel referendum consultivo voluto nel 2012 dal centrodestra dell’allora governatore Ugo Cappellacci.
Quanto Chessa abbia reale possibilità di spuntarla, non è dato saperlo. Però il suo nome rimbalza. E se Deriu potrà fare qualcosa, ci proverà. Non più tardi dello scorso novembre, quando il movimento ‘Fantasia Politica’ di Deriu ha organizzato un convegno-dibattito a Cagliari, Chessa era tra gli invitati.
A circolare è pure il nome di Giacomo Spissu, ex presidente del Consiglio regionale e attuale capo di Sardaleasing. Spissu, però, ha davanti un ostacolo grande così: l’articolo 16 dello Statuto, dedicato ai requisiti di coloro che ricoprono cariche all’interno della Fondazione, richiama i “requisiti di idoneità etica”, nei quali rientra l’assenza di condanne. A Spissu, invece, a settembre 2021 è stata inflitta una pena di due anni, un mese e quindici giorni insieme ad altri ventitré colleghi di partito (leggi qui). L’inchiesta è quella dei Fondi ai gruppi in Consiglio regionale: il reato contestato è per tutti il peculato. Tanto che la capofila emiliana Bper, in seguito a quel provvedimento, congelò a Spissu l’incarico per qualche tempo.
L’eredità di Cabras alla Fondazione è uno dei temi che entra ufficialmente nell’agenda politica della Sardegna. Anche perché il centrodestra ha l’ambizione di scalzare lo schieramento opposto. Il vero problema, per quella parte, è il peso specifico di Christian Solinas e la sua capacità di incidere sugli assetti regionali. Il governatore è più abile a incassare risultati per se stesso, come si ricava dal suo curriculum.
Negli equilibri della Fondazione la differenza può farla la scadenza delle Regionali, fissata a febbraio del 2024, ciò che in politica corrisponde a un’inezia. Non si può escludere che si formi una nuova coalizione meno aperta a sinistra e più allargata al centro, ciò che potrebbe avere come conseguenza lo spostamento del baricentro nella Fondazione. L’aria che tira si capirà nelle prossime settimane.
Alessandra Carta