Il Consiglio sbaglia la legge, la lista dei Comuni che perdono soldi e opere

C’è una prima lista da 80 Comuni che perde i soldi delle opere pubbliche. Nero su bianco, in un foglio Excel, l’ha messa l’Anci Sardegna. Qui l’elenco completo, con i dettagli degli interventi e gli importi. Ma soprattutto si preannuncia una pioggia di ricorsi contro la Regione. Intanto sale il conto dei potenziali danni: dal 2011 il valore delle infrastrutture che rischiano lo stop è di 800 milioni, e non di 600 come inizialmente stimato.

Tutto ruota intorno alla legge 19 con la quale il 24 ottobre scorso il Consiglio di via Roma ha varato l’assestamento di bilancio 2014, una manovrina correttiva alla Finanziaria del centrodestra. L’hanno votata solo Pd e alleati, definanziando infrastrutture e interventi ambientali programmati nel 2011 e non appaltati entro la data di approvazione della norma, come scritto all’articolo 2 (commi 1 e 6). L’obiettivo era quello di ridurre i residui nei conti regionali, ma poi è spuntato l’effetto boomerang sugli enti locali.

Il caso è stato sollevato l’8 dicembre scorso dal consigliere Pd, Cesare Moriconi, che ha proposto di correggere la legge 19 facendo slittare al 15 marzo 2015 il termine ultimo per gli appalti. Ma la proroga non è stata ancorfa deliberata. Tanto che ieri Pier Sandro Scano, il presidente dell’Anci, ha scritto a tutti i 60 onorevoli della massima assemblea sarda per sollecitare “l’attivazione urgente di  un tavolo di confronto”.

A dividere Comune e Regione c’è intanto una questione di legittimità che, salvo correzioni della legge 19, porterà alla battaglia legale. “Norme di questa valenza – ha scritto infatti Scano – non possono non essere esaminate con gli Enti locali. Per la legge 1 del 2005, le leggi di bilancio devono avere il parere obbligatorio del Consiglio delle Autonomie Locali, parere che, invece, non è stato richiesto. E se non si pervenisse a un’intesa, i Comuni non avranno altra scelta che impugnare innanzi al Tar i decreti di definanziamento“.

La missiva di Scano è la numero 2, dopo quella spedita al presidente dell’Aula, Gianfranco Ganau. Allegato, eccolo il conto delle opere definanziate. Sul solo 2011 le “perdite” stimate sono di 130 milioni (fonte Anci). E si sale a 800 considerando il quadriennio fino al 2014 (e stavolta è una cifra della Giunta che ha calcolato i residui da ripulire). Scano precisa: “La lista degli 80 Comuni, pari a un importo di 65.236.137,49 euro a rischio, è appunto provvisoria e relativa a un solo anno”. Quindi il presidente osserva: “Chi ha parlato di allarme ingiustificato da parte dell’Anci è completamente fuori strada”.

Finora alle proteste degli Enti locali ha risposto solo l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, che è poi il più diretto interessato al definanziamento. “Sui 130 milioni di opere a rischio, 90 riguardano proprio le infrastrutture”, precisa Scano. Per Maninchedda, però, il caso non sussiste, visto che la stessa legge 19 prevede ai commi 2 e 3 dell’articolo 2 “l’attivazione di un fondo regionale da 30 milioni iniziali” per coprire appunto le opere definanziate. Cioè una sorta di ripescaggio.

Scano, tuttavia, non ci sta e scrive ancora. “È chiaro a chiunque che il rifinanziamento costituisce una nuova procedura. Ma ciò vuol dire disconoscere le posizioni acquisite, per esempio un contributo ottenuto in seguito alla partecipazione a un bando”. Ancora: al netto dell’opzione fondo, “il Comune definanziato si vede cancellato un impegno regionale di spesa che era certo e operante, mentre il nuovo percorso è incerto nell’esito, nella dotazione e nella stessa copertura economica”. Infatti: “A fronte di 130 milioni, come nel valore delle opere definanziate, la Regione ne assicura solo 30”.

L’Anci mette sul piatto pure un ulteriore rischio per gli Enti locali: “I Comuni che hanno già pagato le spese di progettazione, con il definanziamento si ritrovano in contabilità spese senza copertura“. Non solo: “Se non hanno saldato le parcelle ai liberi professionisti – è la sottolineatura ulteriore – risultano esposti a contenziosi, perché devono far fronte agli impegni assunti”. Scano sta cercando sino alla fine la strada della mediazione. “Noi – si legge ancora nella lettera – lavoriamo per la soluzione e non per lo scontro. Ma la Regione non può ignorare che i Comuni non hanno appaltato i lavori non per imperizia, ma perché legati mani e piedi dal patto di stabilità”. Adesso la pausa natalizia in una questione che resta irrisolta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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