Fase 3, l’idillio finito tra Lega e Psd’Az. Si fa strada l’idea di un accordo col Pd

Sia chiaro: a casa non andranno. La legislatura non è in bilico. Anche perché alla maggior parte di loro non capiterà più di essere rieletti in Consiglio regionale, a oltre settemila euro al mese. Ma tra Lega e Psd’Az l’idillio sembra finito. I due alleati, che follemente si erano amati in campagna elettorale, sono sempre più ai ferri corti. Tanto che nella maggioranza di centrodestra si fa strada l’idea di dare vita a una sorta di governo di unità isolana, in pochi punti, per traghettare la Sardegna dalla fase 2 alla 3, quella della ripartenza. Che porta con sé non solo l’annunciato crollo del Pil (Prodotto interno lordo), ma anche la gestione difficilissima della sanità.

Il sorvegliato privilegiato per mettere eventualmente a segno l’accordo è il Pd. I dem, del resto, in questa legislatura possono vantare una medaglia (si fa per dire): in più di una occasione il presidente della Regione, Christian Solinas, li ha considerati “responsabili”. Tradotto dal politichese vuol dire che i democratici non hanno praticamente fatto opposizione. E quando si governa in maniera schizofrenica come nello stile di Solinas (emblematica la capriola con avvitamento dall’obbligo del passaporto sanitario alla registrazione-farsa dei turisti), è l’ideale avere una minoranza mansueta. Che tace su (quasi) tutto.

Quanto sia praticabile la strada del patto trasversale, non è dato saperlo. Ma nel centrodestra si discute dell’ipotesi. Si comincia a ragionare. Anche perché dal campo avversario c’è soprattutto un onorevole, Franco Stara, sardista pentito, ex consigliere comunale di Cagliari quando Massimo Zedda aveva cacciato dalla Giunta l’allora assessore ai Lavori pubblici, Gianni Chessa. Stara si era schierato con Zedda, col quale si è poi candidato alle Regionali del 2019 incassando l’elezione nella massima assemblea sarda in quota Progressisti. Ma forse il primo amore non si dimentica e Stara, di tanto in tanto, qualche complimento a Solinas lo fa.

Nella fila della maggioranza nessuno ne parla aperrtamente. Ma il sogno proibito è neutralizzare il peso politico del gruppo leghista che ha otto consiglieri. Significa che nel centrosinistra bisognerebbe pescarne altrettanti per mantenere l’equilibrio politico a sostegno di Solinas. Il Pd, in questo senso, è perfetto: i dem dell’Aula sono otto. E potrebbero inventare una narrazione allettante, approfittando del post Covid-19, per assicurare il proprio sostegno a Solinas. Ma non ci sarebbe nessuna preclusione nemmeno verso i Leu.

Del resto, poltrone da spartire ce ne sarebbero in abbondanza. Rompendo con la Lega si libererebbero due caselle pesantissime: l’assessorato alla Sanità, adesso in mano a Mario Nieddu, e la presidenza del Consiglio, guidata dall’impalpabile Michele Pais.

Di certo la frattura tra Lega e Psd’Az, per quanto si finga e si rattoppi, appare insabile. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la modifica della legge sull’agriturismo, passata all’unanimità in commissione Attività produttive. Ma giovedì, in Aula, i consiglieri salviniani hanno chiesto ulteriori cambi. Il casus belli è ruotato intorno all’utilizzo di spezie non sarde. Ci sono volute otto ore per arrivare al voto. E non è la prima volta che i leghisti fanno di testa loro. Specie da quando è tornato Eugenio Zoffili, che ha in Dario Giagoni l’esecutore più fedele di tutti gli ordini.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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