Fase 2, passaporto sanitario bocciato: Solinas isolato dagli altri governatori

“Non è accettabile che chi ha sottovalutato la portata della pandemia fin dall’inizio, baloccandosi in ideologici aperitivi pubblici contro la paura, assurga oggi al ruolo di censore delle cautele altrui delineando un contesto inesistente secondo cui sarebbero rivolte a discriminare i milanesi, i lombardi o chicchessia”. Lo scrive, in un intervento pubblicato dal Corriere della Sera, il governatore della Sardegna, Christian Solinas ribadendo di volere uno screening dei turisti per garantire la sicurezza delle vacanze stesse, rispondendo al secco no arrivato dal ministro Boccia al passaporto sanitario che lo ha efinito ‘anticostituzionale’. Il governatore della Sardegna in diverse interviste rilasciate a quotidiani locali e nazionali ha ribadito la sua posizione, anche se in questo momento non è spalleggiato da altri governatori.

“La Sardegna – aggiunge Solinas – è una terra antica e fiera e noi sardi siamo un popolo ospitale e generoso, abbiamo dato il sangue dei nostri figli, di un’intera generazione, per definire i confini del nord del Paese nella Prima Grande Guerra con la gloriosa Brigata Sassari e abbiamo sempre accolto imprese, turisti e investitori da ogni dove”. Intervistato dalla Stampa, Solinas ribadisce che “in questo tempo di pandemia la sicurezza sanitaria è uno dei principali fattori che influenzano la scelta della vacanza. È una tendenza internazionale. Basta vedere le Canarie che hanno creato il passaporto sanitario digitale. Stessa cosa ha fatto la Corsica. Le isola si tutelano così. Non abbiamo chiesto nulla di impossibile. Solo una cautela in più, ai turisti che vogliamo accogliere a braccia aperte”.

Intervistato quindi dal Quotidiano Nazionale, Solinas si rivolge al ministro per gli affari Regionali Boccia che “in preda a un rigurgito neocentralista, solleva un caso inesistente e lo strumentalizza per evitare di discutere nel merito un problema sotto gli occhi di tutti. La verità è che il 3 giugno è vicino e dal governo non è ancora arrivata una proposta chiara sulle riaperture tra regioni. Ed è singolare che proprio Boccia evochi questioni di presunta incostituzionalità, dopo che per tre mesi il governo ha derogato a norme costituzionali e diritti fondamentali con atti amministrativi emergenziali. Abbiamo il dovere di bilanciare i diritti costituzionali: la certificazione dello stato di negatività al virus va in questo senso. Se il ministro è contrario, ci dica a quale alternativa pensa”.

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Il ministro delle Autonomie, Francesco Boccia ieri ha stoppato la guerra tra le Regioni sulle modalità con cui dal 3 giugno sarà possibile tornare a circolare liberamente nel paese, ribadendo la contrarietà del governo alla proposta del governatore della Sardegna sul passaporto sanitario. “Rileggete l’articolo 120 della Costituzione – ha detto -. Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone”. Il Governo non ha comunque ancora fatto una scelta definitiva su come autorizzare o meno gli spostamenti tra regioni e non lo farà prima di domenica, l’obiettivo resta comunque quello di fare in modo che si possa riaprire in maniera unitaria. “Faremo valutazioni in maniera rigorosa e laica. Ma se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzioni – ha ribadito il ministro -. La distinzione tra cittadini di una città rispetto all’altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo”. Se questo significa sbloccare tutto il 3 giugno o rinviare di qualche giorno, lo si saprà all’inizio della prossima settimana e dunque al momento resta in piedi pure l’ipotesi di riaprire tutto introducendo una fase di quarantena per chi si sposta, anche se Boccia ha sostenuto che al momento “non siamo in quella condizione”.

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Il Dpcm attualmente in vigore prevede che a partire da martedì i cittadini dei paesi Schengen e della Gran Bretagna potranno circolare liberamente nel nostro paese: andrebbe dunque o prolungato il divieto d’ingresso o prevista anche per loro la quarentena come per il resto degli italiani. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana si dice fiducioso che dal 3 non ci saranno più vincoli per la sua regione: “Sono convinto che i lombardi saranno liberi di circolare in Italia. I dati sono positivi e in miglioramento. La Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento”.

Stessa posizione del governatore ligure Giuseppe Toti. “I dati del Ministero ci dicono che per tutti gli indicatori non ci sono allarmi. Questi sono i fatti. Agli altri lasciamo l’allarmismo e il terrorismo”. E Solinas? Il governatore sardo è di fatto isolato: la sua proposta è ferma in commissione sanità della Conferenza delle regioni e sarà discussa solo il 3, quando le riaperture dovrebbero essere già un dato di fatto.

Preoccupati di possibili spostamenti incontrollati i governatori di Sicilia e Calabria, anche se non appoggiano direttamente Solinas sul fronte del passaporto sanitario. Nello Musumeci non ha escluso che la Sicilia possa ripartire qualche giorno dopo, visto che c’è un’ordinanza tutt’ora in vigore che consente la mobilità infraregionale dall’8 giugno. E il presidente delle Calabria, Jole Santelli chiede al governo di adottare “precauzioni” per chi esce da quelle Regioni dove il contagio è più alto.

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