È scontro a distanza tra Regione e ministero della Salute sulla possibilità che il maialetto sardo possa trovare spazio all’Expo di Milano. Il blocco della movimentazione delle carni di maiale isolane a causa della pesta suina africana, rischia di lasciare fuori dalle tavole e dagli stand dell’esposizione universale uno dei prodotti più tradizionali della cucina sarda. Per ora si assistere ad un rimpallo di responsabilità tra l’Ue e il ministero, mentre la Regione ha già inviato a Roma un dossier sulle procedure di termizzazione delle carni che darebbero la garanzia sanitaria per il consumo anche fuori dall’Isola, dove si è già avviato il piano di eradicazione delle peste suina. Ieri il ministro Beatrice Lorenzin, rispondendo ad un’interpellanza di Roberto Capelli (Cd), ha sostenuto che allo stato non ci sono ancora le garanzie dal punto di vista strettamente sanitario. “La richiesta di poter commercializzare al di fuori dell’Isola prodotti suini trattati termicamente – ha spiegato – deve tener conto dei dati epidemiologici e delle azioni intraprese dalla regione Sardegna per una valutazione del rischio della situazione sanitaria, requisito indispensabile per la concessione del regime derogatorio. Le attività di eradicazione straordinaria della peste suina africana, approvate il 30 gennaio 2015 e trasposte in un provvedimento regionale, hanno preso avvio, ma – ha sottolineato il ministro – occorre, con la supervisione dei competenti uffici della commissione Ue, vagliarne i primi effetti concreti”.
“Non è l’Europa ma il governo italiano a dover autorizzare la Sardegna a commercializzare il porcetto fuori dall’Isola, dunque a portarlo a Expo 2015, sulla base di precise garanzie da parte della Regione sul fatto che non esistono rischi di diffusione della malattia – precisa oggi l’assessore della Sanità Luigi Arru replicando al ministro – Già da settembre scorso abbiamo presentato un protocollo al Ministero per ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione dei prodotti suini sottoposti alla termizzazione, perché pur in presenza della malattia tale trattamento devitalizza il virus e impedisce ogni possibilità di diffusione ad altri suini”. “I prodotti termizzati – sottolinea l’assessore – sono sani, sicuri e di ottima qualità. In questi giorni la Regione sta lavorando in stretto contatto sia con il Ministero che con la Commissione Europea, proprio per concordare le procedure che si dovranno attuare in proposito. Sono fiducioso sull’esito di questo lavoro e credo che il Ministero concederà la sua autorizzazione e il porcetto sardo sarà presente all’Expo di Milano. In ogni caso – aggiunge l’esponente della Giunta Pigliaru – siamo pronti a mettere in atto ogni misura necessaria a vincere questa battaglia, non c’è alcun motivo perché il Governo non ci autorizzi”.
Bufera sulle dichiarazioni di Beatrice Lorenzin che frena, chiamando in causa l’Unione europea, sulla possibilità di poter esportare il maialetto sardo all’Expò di Milano. “Le parole del ministro non fanno presagire nulla di buono – sottolinea il presidente di Confagricoltura Sardegna, Luca Sanna – L’esposizione di Milano rappresenta una vetrina unica ed irripetibile per il piatto più famoso della cucina sarda. Sarebbe gravissimo se i visitatori che arrivano da tutto il mondo, e conoscono per fama il porchetto arrosto, non lo trovassero nei nostri stand: sarebbe una vetrina della Sardegna penalizzata, incompleta e monca”. “La Regione – incalza Sanna – deve trovare una soluzione definitiva con il Governo, facendo partire dalla Sardegna le carni termizzate con le necessarie certificazioni sanitarie, anche in deroga, ma comunque attestanti la commestibilità e non pericolosità delle carni. Il danno economico e quello d’immagine sarebbero gravissimi per l’allevamento e le produzioni agroalimentari della Sardegna”. All’attacco anche l’opposizione. “La decisione del Governo sulla vicenda del maialetto sardo è allo stesso tempo grottesca e assurda: Ponzio Pilato Lorenzin se ne lava le mani, scaricando sui sardi la responsabilità di chi non sa decidere. Assurdo – denuncia il consigliere regionale dei Riformatori Luigi Crisponi – E qualcuno in Giunta ha ancora il coraggio di chiamare il Governo nazionale amico. In pratica ci vogliono chiudere i rubinetti della nostra fin troppo sofferente economia. Ma la vera beffa – sottolinea – sarà quella che per partecipare comunque all’Expo, la Regione sarda sborserà 3,5 milioni di euro dei cittadini e dei tanti allevatori e imprenditori della filiera del suino. Incredibile, pagheremo per essere invisibili”.
Domani la risposta definitiva. La risposta del ministero della Salute sulla possibilità di portare il maialetto sardo all’Expo di Milano potrebbe arrivare domani dalla riunione convocata a Cagliari dall’Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana in Sardegna, alla quale parteciperò anche il direttore generale del ministero. E’ quanto apprende l’ANSA da fonti dell’assessorato della Sanità. Già da dicembre la Regione ha chiesto di poter applicare le direttive comunitarie 99 del 2002 e 709 del 2014, che permettono la commercializzazione di prodotti trattati termicamente e con stagionatura superiore ai 190 giorni, e di poter ottenere il via libera al protocollo procedimentale, ma la risposta ufficiale tarda ad arrivare. In base a questa procedura sono due gli stabilimenti sardi che, dopo la verifica e la valutazione positiva dei veterinari della Asl e l’ok dell’assessorato della Sanità, hanno chiesto di movimentare le carni suine, trattate attraverso le rigide procedure di “sterilizzazione”, fuori dal territorio isolano e raggiungere così le tavole dell’Expo. Ora si attende il responso ministeriale. Se dovesse essere negativo, la Coldiretti Sardegna ha già annunciato di aver dato mandato ai propri legali per valutare un eventuale ricorso. Dell’Unità di progetto per l’eradicazione della peste suina fanno parte Alberto Laddomada, vice capo Unità della direzione generale Salute e tutela dei consumatori della commissione Europea, Josè Manuel Sanchez-Vizcaino, del Centro de Investigacion Visavet di Madrid, considerato il massimo esperto in materia, il direttore generale della presidenza della Giunta, Alessandro De Martini, il capo di gabinetto dell’assessorato della Salute, Gianni Salis, il direttore generale dell’Agricoltura Sebastiano Piredda, il delegato dell’assessorato dell’Ambiente Davide Brugnone, il delegato del direttore generale del Corpo Forestale Carlo Masnata e il commissario straordinario dell’Ente Foreste Giuseppe Pulina.