Era capolista in Sardegna con il suo partito, ma disastro per Di Maio: a breve sarà senza lavoro

Alessandra Carta

Luigi Di Maio a breve resterà senza lavoro. Il ministro degli Esteri, ex pezzo forte del Movimento Cinque Stelle, lo scorso agosto ha fatto l’azzardo di lasciare i Cinque Stelle e fondare un nuovo partito, Insieme per il futuro (Ipf), poi diventato il cartello elettorale Impegno civico in alleanza col Centro democratico di Bruno Tabacci. Ma la lista a due è andata malissimo alle urne: 0,60 per cento alla Camera, 0,56 al Senato. Un risultato lontanissimo dal 3 per cento necessario per entrare nella ripartizione dei seggi.

Di Maio era capolista anche in Sardegna, alla Camera, dove ha tentato una delle pluricandidature per assicurarsi la permanenza in Parlamento. Invece anche nell’Isola il consenso raccolto è stato irrisorio, sebbene sopra la media nazionale: Ic ha raccolto lo 0,90 alla Camera e lo 0,79 al Senato. La sua candidatura in Sardegna era legata al fatto che è di Cagliari “la mia fidanzata”, aveva detto. Ma non è bastato.

Il ministro degli Esteri ha perso anche nella sua Napoli, dove era candidato nel collegio uninominale di Fuorigrotta, sempre per Montecitorio. Invece è stato battuto da Sergio Costa, suo ex compagno di partito, titolare dell’Ambiente con Giuseppe Conte: Di Maio si è fermato al 24,3, Costa ha raggiunto il 40,5. Terza la candidata del centrodestra, Maria Rosaria Rossi, che non è andata oltre il 22,2 per cento. Quarta la ministra Mara Carfagna che mesi fa ha lasciato Forza Italia per approdare in Azione di Carlo Calenda. Ma la ministra uscente ha raccolto appena il 6,7 per cento.

L’esperienza politica di Insieme per il futuro potrebbe addirittura finire qui. Con zero eletti e il partito sotto l’1 per cento, i voti raccolti da Di Maio non sono validi nemmeno per dare sostegno alla coalizione di centrosinistra e fare massa critica sugli scarti e quindi i seggi in bilico da assegnare. Un tesoretto, questo, che gli avrebbe permesso di giocarsi, all’interno della coalizione, un nomina secondaria. Invece così il titolare uscente della Farnesina è fuori dai giochi, senza alcun potere contrattuale tra le mani.

La disfatta elettorale di Insieme per il futuro non potrà che diventare resa dei conti nei rapporti tra Di Maio e la cinquantina di parlamentari che lo hanno seguito. Tra loro Luciano Cadeddu, Paola Deiana e Alberto Manca. Anche il senatore Emilio Fenu era dato per ingaggiato nel nuovo partito del ministro. Invece Fenu ci ha ripensato e addirittura ha incassato la nuova elezione in Parlamento, stavolta alla Camera.

Di Maio, come gli altri ministri del governo guidato da Mario Draghi, resta in carica sino alla nomina del nuovo Esecutivo. Poi il passaggio di consegne e l’addio alla Farnesina e al Parlamento. nella sua carriera politica anche la guida del dicastero del Lavoro.

Alessandra Carta

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