Gli elettori sardi del Pd se lo ricordano benissimo. E probabilmente non si tratta di una piacevole reminiscenza, viste le feroci polemiche che divamparono non appena si venne a sapere che in Sardegna il Pd aveva deciso di far fuori uno dei candidati alla primarie per far posto a Lello Di Gioia. Chi è costui? È un notabile del Partito socialista pugliese catapultato nell’Isola grazie agli accordi sottoscritti da Pd e Psi.
Grazie al via libera di Bersani, Di Gioia è approdato in Sardegna e, subito dopo, alla Camera. E fin dal primo giorno a Montecitorio, ha abbandonato il gruppo del Pd e si è iscritto al Misto. Oggi un’ulteriore novità con la nascita, all’interno del Misto, del gruppo Partito socialista italiano – Liberali per l’Italia, al quale Di Gioia ha prontamente aderito.
Ora, che il politico di San Marco La Catola fosse socialista era cosa notissima e abbandonare il partito-traghetto che l’ha fatto eleggere sembra quasi segno di coerenza. È però altamente probabile che gli elettori sardi del Pd la vedano diversamente. D’altronde, se hanno votato il Partito democratico, lo hanno fatto presumibilmente per l’attuazione del programma che il Pd ha presentato proprio agli elettori. Lo stesso programma che pare non sia stato di grande interesse per Di Gioia, se non per approdare alla Camera e rinverdire i fasti del Psi che fu.
Oltre al programma, peraltro, lo stesso Di Gioia non pare essere interessato nemmeno a chi lo ha eletto. “Per prima cosa, se dovessi arrivare alla Camera – aveva detto a Sardinia Post poche settimane prima del voto – aprirò una sede nell’Isola e quando non sarò in Parlamento, vivrò in Sardegna”.
Qui non l’ha visto nessuno, però. E non è detto che sia un male. Soprattutto per lui.