Difficile dire cosa resterà di questa giornata ad Abbasanta, all’hotel Su Baione, dove il centrosinistra si è auto convocato per discutere di temi e programmi. Alla ricerca di quella famosa svolta, che in molti attendono con fiducia ormai sempre decrescente. Innanzitutto bisogna capire quale centrosinistra si è dato appuntamento ieri mattina, domenica 2 giugno, nel centro della Sardegna.
Soprattutto giovani, in gran parte dell’area più movimentista del Pd, qualche amministratore locale e pochi politici (i consiglieri comunali di Cagliari Davide Carta, Giovanni Dore, Enrico Lobina, Marco Murgia e Matteo Lecis Cocco Ortu). “Noi abbiamo invitato tutti”, spiega uno degli animatori della giornata, Stefano Sotgiu. “Ma ormai i partiti sono diventati i simulacri di loro stessi e risultano refrattari a qualsiasi novità. Eppure dovrebbero essere i più interessati a incontri come questo”.
Già, perché quello che si sperimenta a Su Baione è un sistema di lavoro collettivo molto particolare e sicuramente lontanissima dalla classica assemblea politica. Anche da quella che proprio ieri si è riunita a Tramatza ed è stata rinviata per mancanza del numero legale. Si chiama Open Space Technology, l’ha inventata un antropologo americano, e consiste nella creazione di gruppi di lavoro del tutto liberi, in cui i partecipanti propongono i temi e li discutono. Con la possibilità anche di muoversi liberamente tra i gruppi e riunire i temi. Una metodologia che parte dall’idea che le migliori interazioni nascano dallo scambio spontaneo, come accade nei coffe break durante i convegni.
“Abbiamo pensato – spiega ancora Sotgiu – che il centrosinistra, nel suo senso più ampio, avesse bisogno di discutere determinati temi, sia sul cosa fare sia sul come farlo”. E la scelta dei temi fatta dai partecipanti, più di 100 le presenze complessive, offre un quadro interessante sui temi più rilevanti per il popolo del centrosinistra. Il gruppo più ampio si è formato intorno ai temi della rappresentanza e del rapporto tra elettori ed eletto.
Il più agguerrito è stato quello sul funzionamento della macchina amministrativa e dei rapporti con gli enti locali, mentre quello a più alto tasso di approfondimento politico è stato sicuramente quello sul progetto di partito autonomista sardo. In quest’ultimo si sono confrontate tesi diverse, tra chi sosteneva la necessità di un partito federalista della sinistra sarda e chi invece immaginava un soggetto autonomo, che superasse le divisioni classiche tra destra e sinistra. In maniera abbastanza sorprendente, almeno tra i partecipanti a questo gruppo, non è prevalsa alcuna intransigenza verso un possibile allargamento ai sardisti, quanto meno a quella parte più legata a Paolo Maninchedda e che maggiormente in questi mesi ha preso le distanze dalla Giunta di Ugo Cappellacci.
Altri temi trattati sono stati quelli dello sviluppo sostenibile, della mobilità, della partecipazione femminile. Ma, cogliendo forse fino in fondo lo spirito della giornata di discussione continua, nei continui capannelli che si formavano tra un gruppo e l’altro si continuava a discutere dei temi di più stretta attualità. Il congresso del Pd quando si fa? Prima o dopo le primarie? E Soru che fa, è vero che si candida? E Michela Murgia, quanti volti porta via al centrosinistra? Questi i temi caldi, che dureranno sicuramente per tutta l’estate.
I soliti bene informati parlano di un Pd tornato quasi ad una condizione pre 2009, con il partito diviso tra soriani e anti soriani. Con questi ultimi in vantaggio come numeri interni e pronti a convergere su un candidato unitario, nel caso l’ex Governatore decidesse di candidarsi alle primarie. E proprio la scelta di fare prima le consultazioni per il candidato, sarebbero un modo per costringere lo stesso Soru a venire allo scoperto. In quel caso i candidati più probabili sarebbero due, Silvio Lai e Francesca Barracciu. Con l’europarlamentare impegnatissima nelle ultime settimane a costruire una serie di alleanze interne al Pd. A meno che il partito non decide di trovare internamente un unico candidato da proporre alla coalizione. Un nome che metta d’accordo tutti. Un nome che, al momento, non esiste.
Alberto Urgu