Cinque sindaci finiti in carcere, insieme ad altre 16 persone, con l’accusa di aver controllato gli appalti pubblici nei Comuni, fino a “truccarne” l’aggiudicazione. Cinque primi cittadini che valgono l’intero arco politico regionale: da destra a sinistra passando per il centro e l’autonomismo.
È questa la cornice della sindacopoli isolana che, dalle primissime informazioni, è dunque un affaire bipartisan con la Barbagia cuore della presunto sistema di corruzione e da lì le ramificazioni in tutta l’Isola. I dettagli si conosceranno alle 15,30, nella conferenza stampa convocata dalla Procura di Oristano che ha coordinato l’indagine. Ma intanto ecco ricostruito il profilo politico degli arrestati.
In ordine alfabetico per Comune, Rinaldo Arangino, sindaco di Belvì, è un azzurro di lungo corso, tesserato Forza Italia. Di area Pd, invece, Salvatore Casula, il primo cittadino di Ortueri, sempre nel Nuorese e anche lui nel gruppo delle cinque fasce tricolori finite in manette Ancora: Federico Palmas, alla guida di San Giovanni Suergiu, nel Sulcis, è un liberal democratico dei Riformatori sardi. Di centrodestra è pure Pierpaolo Sau, sindaco di Tonara, altro Comune della Barbagia. Infine Leonardo Usai, primo cittadino di Villasanto, nella Provincia di Cagliari: lui è un ex sardista.
Sarà il procuratore Andrea Padalibno Morichi a spiegare come funzionava la rete della sindacopili isolana che si sarebbe estesa anche ad Aritzo, Nuoro, Quartu, Cagliari, San Vito, Sant’Antioco, Irgoli e Posada. Tra gli arrestati ci sarebbero pure dirigenti degli uffici tecnici comunali e liberi professionisti.
Alessandra Carta
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