Ancora muro contro muro tra Regione e Comune di Olbia sulle opere di mitigazione del rischio idraulico, attese in città dalla tragica alluvione del novembre 2013 che solo nel capoluogo gallurese provocò nove vittime. Da una parte il Piano Mancini – dal nome del progettista – sostenuto dall’assessore regionale dei Lavori Pubblici, Edoardo Balzarini. Dall’altro il progetto alternativo avanzato da Settimo Nizzi, sul quale, però, l’amministrazione regionale non ha chiuso la porta, ipotizzando anzi una sintesi tra i due lavori ingegneristici. “Come commissario per l’emergenza alluvionale abbiamo inserito il progetto alternativo del Comune nel percorso di Valutazione d’impatto ambientale – spiega Balzarini all’assemblea pubblica di Olbia – il Comune è il principale portatore interesse e non abbiamo motivo di non credere nella buona fede delle obiezioni sollevate rispetto al piano Mancini. L’unico nostro obiettivo è arrivare al miglior progetto nei più brevi tempi possibili, anche grazie al contributo fondamentale di chi ha studiato soluzioni alternative”, spiega Balzarini che, però, precisa che le due proposte “muovono da una filosofia progettuale differente, perciò è impossibile fonderli”. Se dovesse andare avanti il piano Mancini, “si tratta di un intervento da 150 milioni di euro per il quale c’è la copertura finanziaria totale”. Se la Valutazione di impatto ambientale dovesse completarsi positivamente in tempi bevi: entro il 2018 ci sarebbe il progetto esecutivo ed entro il primo semestre del 2019 l’appalto”. Tre anni per completare il tutto. “Col piano Mancini non solo la città non si salva dal rischio idraulico, ma la pericolosità aumenta perché quelle opere trattengono le acque nel contesto urbano – replica il sindaco Nizzi – Quel progetto non è idoneo a salvaguardare la nostra città, noi continuiamo a sostenere la nostra tesi e abbiamo presentato un progetto alternativo – insiste – Non vogliamo che sia una battaglia politica, ma vogliamo che a Olbia sia garantita sicurezza: il nostro progetto riduce del 70% il carico d’acqua nell’area urbana”.
La difesa del progettista. L’assetto urbano di Olbia ha trasformato un evento di piena non particolarmente gravoso come quello del 2013 in un evento disastroso”. L’ha detto Marco Mancini, docente di Costruzioni idrauliche al Politecnico di Milano e redattore dello studio su cui basa il piano del Commissario straordinario per l’emergenza alluvionale per la riduzione dei rischi idraulici nel territorio del capoluogo gallurese. Nonostante l’attacco portato per l’ennesima volta dal sindaco Settimo Nizzi al suo progetto, lo studioso ha ribadito che “la soluzione migliore è ripristinare le vecchie vie d’acqua all’interno del tessuto urbano, ma in condizioni di sicurezza che oggi mancano”. Quello prospettato, ha insistito Mancini, “è un intervento innovativo di attenuazione delle portate di piena grazie alla presenza di vasche di laminazione e canali che già esistono, ma che l’urbanizzazione della città ha trascurato”. Al contrario, ha spiegato il docente universitario, “a suo tempo fu analizzata l’idea di un canale scolatore come quello auspicato dal Comune, ma oltre che per i costi e le considerazioni legate all’impatto ambientale è stato scartato per un discorso di sicurezza sul rischio residuo”. Uscendo dal linguaggio tecnico, Marco Mancini ha evidenziato che in sostanza con la soluzione proposta dal Comune “se qualcosa non funziona l’acqua ritorna sulle vecchie vie, che però non sarebbero pronte a farsi carico di eventi di piena”. Ecco perché, ha concluso l’esperto, “servono soluzioni robuste, non calcoli arditi e affascinanti di teoria idraulica”.
Foto d’archivio