I numeri del turismo di montagna in Sardegna crescono ma sono ancora bassi rispetto alle potenzialità della nostra isola. È quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, relativo ai dati del 2023. In tutto le presenze turistiche sono state più di 22 mila. Il 55% (oltre 12 mila) erano sardi e i restanti 10 mila provenivano quindi dalla penisola o dall’estero. Rispetto alle presenze generali dei turisti censiti nell’isola sono statio lo 0,2%.
“Il turismo montano in Sardegna è un turismo di serie A e consente di ravvivare quell’economia legata alla montagna troppo spesso sottovalutata e relegata ad attività di rincalzo – commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna – se gestito in modo sostenibile, ha il potenziale per aumentare i redditi delle comunità locali e aiutare a preservare le loro risorse naturali e culturali. Soprattutto ha dimostrato di essere un’ancora di salvezza per molte comunità in difficoltà”.
“I numeri delle presenze e delle imprese di quei territori – prosegue Meloni – ci dicono come si siano tante opportunità per ripensare questo tipo di turismo di montagna ma anche di gestirlo meglio e di sfruttare il suo contributo verso un ambiente più resiliente, inclusivo, e futuro sostenibile”.
“Nel cuore delle nostre montagne – aggiunge – i piccoli borghi rappresentano un tesoro inestimabile di cultura, tradizione e bellezza naturale. Valorizzare il turismo in questi luoghi non significa solo promuovere una destinazione, ma anche preservare e celebrare un patrimonio unico che merita di essere scoperto e apprezzato”.
Se allarghiamo l’analisi anche alle zone collinari si scopre che sono ben 318 i comuni della Sardegna montani o parzialmente montani. La popolazione totale raggiunge le 835 mila unità, con 104 mila imprese di cui 26 mila artigiane e per un’occupazione di oltre 61 mila addetti. Più di 11mila aziende sono situate in territori parzialmente pianeggianti, 13mila in collina e solo 1.200in montagna. Il valore aggiunto delle produzioni supera gli 11 miliardi di euro.
Attorno alle località montane o collinari di tutta l’Isola, infatti, vi è un elevato numero di piccole imprese artigiane, con altrettante figure professionali, che operano nei più svariati settori. Tantissime sono, infatti, quelle che, oltre all’alloggio e alla ristorazione, svolgono attività nei trasporti, nei servizi culturali e nello svago, nell’attività di manutenzione dei mezzi e degli immobili, nella vendita di abbigliamento e attrezzature, nella realizzazione e commercializzazione dell’artigianato tradizionale locale e dei prodotti dell’enogastronomia tradizionale senza contare il numeroso indotto di supporto e, non per ultimo, l’importante gettito economico che affluisce nelle sempre più asfittiche casse delle Amministrazioni Comunali.
Per Confartigianato Sardegna, anche l’arrivo dei turisti può aiutare i piccoli centri a fermare la lenta emorragia che sta portando le famiglie a trasferirsi verso centri più attrattivi. Il legame con la terra d’origine merita di essere preservato; il territorio ha tradizioni, cultura, storia e tipicità produttive che devono essere tutelate e valorizzate. Questo può avvenire le imprese artigiane con tutto il loro enorme potenziale di produzione e servizi.
“Sicuramente dobbiamo conoscere ancora meglio il flusso dei visitatori che si reca li per quel tipo di vacanze – aggiunge Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – abbiamo necessità di dati ancora più approfonditi per controllare meglio l’impatto dei visitatori, sostenere un’adeguata pianificazione, migliorare la conoscenza dei modelli di turisti, costruire prodotti sostenibili in linea con le esigenze dei consumatori e creare politiche adeguate che promuovano lo sviluppo sostenibile e assicurino che le attività turistiche vadano a beneficio delle comunità locali. Un’efficace pianificazione e gestione del turismo di montagna richiede una migliore comprensione delle sue dimensioni e dei suoi impatti economici, sociali e ambientali”.