Fino a quattro anni fa, si produceva la lana di roccia e che sembrava destinata a diventare l’ennesimo esempio di archeologia industriale nel Sulcis. Oggi si avvia a nuova vita abbracciando la filosofia della green economy. Sarà infatti la bioedilizia la missione della ex Rockwool: produrrà pannelli isolanti per l’edilizia in fibra di legno e lana di pecora. Ma non solo. Abbiamo incontrato il presidente della Cooperativa San Lorenzo di Iglesias, Giuseppe Madeddu, e gli abbiamo chiesto di raccontarci come è nata questa nuova idea imprenditoriale.
“ Premetto che la coop San Lorenzo nasce come cooperativa sociale e tale resta. Quando la Rockwool, che produceva lana di roccia, ha deciso di andare via, noi, che avevamo dei lavori in appalto, ci siamo ritrovati senza lavoro, al pari dei dipendenti diretti. Ci siamo quindi chiesti se queste strutture potevano avere un nuovo sviluppo conciliando gli obiettivi della nostra missione, il sociale, con l’ambiente. Abbiamo osservato un po’ più attentamente la natura circostante, in fondo, questo non è stato difficile, e dopo qualche ricerca di mercato e l’incontro con la Renovo Spa diretta da Stefano Arvati, che si occupa di energie rinnovabili e che ha curato la progettazione, è germogliata l’idea del biodistretto. Ossia un distretto per la bioedilizia utilizzando come materia prima i residui di lavorazione del legno e dell’agricoltura che alimenteranno sia la piccola centrale termica di “distretto”, ossia locale, da 1 megawattora, che potrà servire, in parte, anche altre realtà produttive locali, facendo “rete” e quindi efficienza, sia la produzione dei pannelli isolanti totalmente biocompatibili, la cui produzione è oggi in mano tedesca. In fondo tutto l’occorrente è a portata di mano, tutto intorno a noi e in abbondanza, il legno, le pecore e la terra, senza costruire grandi cattedrali. In fondo piccolo è bello”.
Sembra tutto molto semplice…
“ Non proprio. Dapprima abbiamo avuto la “sfrontatezza”, noi piccola cooperativa sociale, di chiedere l’acquisizione dell’area, circa otto ettari, con le strutture esistenti, successivamente acquistate regolarmente. Poi è iniziato l’infinito e complicato iter burocratico per la richiesta di tutte le autorizzazioni con le conferenze di servizio che è terminato tra giugnoe luglio di quest’anno con il nulla osta dell’Assessorato Regionale all’Industria prima e con quello del Registro Nazionale per le Energie rinnovabili poi. Ora siamo pronti. Entro l’anno partiranno i lavori per la costruzione della centrale e con l’anno nuovo anche quelli per la produzione dei pannelli. Contiamo di partire con la produzione nel 2015 impiegando 15.000 tonnellate all’anno di scarti verdi e circa 100 addetti. Ma quello che ci ha dato la forza per andare avanti è stato l’importante quanto inaspettato riconoscimento internazionale da parte della Fondazione Spadolini Eco and the City, a novembre del 2011, a Firenze, col quale il bio-distretto è stato considerato, primo di 1600 progetti, un esempio di eccellenza nel campo dell’edilizia sostenibile con la valorizzazione delle risorse locali, sconfinando nella ricerca e nel sociale. Per noi, un grande onore”.
Azienda profit e no-profit insieme, si potrebbe dire.
“ Esatto. Il sociale e l’ambiente insieme al profitto ecosostenibile. Stiamo facendo tutto con le nostre forze e quelle dei nostri partner privati che hanno creduto nell’iniziativa (circa 18 milioni di investimento ). Non abbiamo avuto finanziamenti pubblici, per ora. Abbiamo partecipato anche al concorso “99ideas” del Piano Sulcis, di cui non conosciamo ancora i risultati; se arriveranno dei fondi, saranno i benvenuti. Ma sono i risvolti culturali, ambientali e sociali quelli che vorremmo fossero apprezzati. Immaginiamo i boschi ripuliti e quindi protetti e tutelati dagli incendi, i campi incolti che vengono ripuliti producendo anziché rifiuti la nostra materia prima, le discariche minerarie, inutilizzabili per altri fini, piantumate con specie vegetali che ripuliscono i terreni inquinati che poi diventeranno combustibile sostenibile per la nostra centrale e materia prima per i pannelli. Il sughero, altra risorsa per noi strategica, e quindi da incentivare, proteggere e valorizzare. La lana di pecora, abbondante e locale anch’essa. Entro il 2020 le case dovranno realizzare almeno il 45% di risparmio energetico. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo preparando ad affrontare questa sfida. E lo facciamo pensando a chi “è meno fortunato” di noi e a lasciare ai nostri figli un ambiente migliore di come lo abbiamo ricevuto”.
Carlo Martinelli