Fronte lavoro: mai così male, dal dopoguerra a oggi nel Sulcis. Nessuna interpretazione alternativa possibile: pochi dubbi lasciati dai dati che emergono dall’OML provinciale di Carbonia Iglesias (Osservatorio del Mercato del Lavoro) del SIL Sardegna. Per la prima volta dopo molti anni nella provincia di Carbonia-Iglesias il numero delle persone che ha cessato di lavorare nell’ultimo anno, 2014 ( perché lo ha perso o per quiescenza) supera quello di chi, invece, il lavoro lo ha trovato, con una differenza negativa di quasi 1000 unità. I dati, aggiornati al 31.12.2014, mostrano in tutta la loro freddezza come il Sulcis Iglesiente stia progressivamente perdendo ogni capacità di ripresa produttiva ed economica.
La mappa. E dall’analisi dei dati si vede quali sono i settori che maggiormente soffrono la crisi. Spicca su tutti il settore metalmeccanico con oltre 1900 cessazioni, nel cui computo ha influito enormemente il licenziamento dei dipendenti Alcoa e di quelli delle imprese dell’indotto, a fronte di circa 1000 nuove assunzioni. Ma anche nel settore pubblico la crisi fa sentire i suoi effetti dove le cessazioni sono pari ai nuovi ingressi, segno che nel pubblico impiego lo Stato non sta investendo nelle nuove generazioni. Pressochè stabili anche i settori dell’agricoltura, commercio, artigianato e turismo dove chi lascia il lavoro è pari ai nuovi assunti, dunque senza incrementi dell’occupazione. Indice, anche questo, che i tentativi di fare emergere le potenzialità di questi settori strategici per la Sardegna non trovano corrispondenza nelle politiche attivate fino ad oggi. Un leggerissimo incremento di assunzioni rispetto alle cessazioni si registra nel settore sanitario con un saldo positivo di circa 60 unità, certamente riconducibile all’invecchiamento della popolazione. Ben poca cosa nel deserto occupazionale del sud ovest sardo. Rispetto al 2013, in totale i lavoratori assunti nel 2014 sono diminuiti di 652 unità. E il drammatico trend continua senza sostanziali modifiche anche nel 2015 con ulteriori diminuzioni di posti di lavoro.
Donne ferme. Ma il dato più allarmante lo si rileva nella tabella dei disoccupati-inoccupati dove, a fronte di una popolazione residente nella provincia di Carbonia Iglesias di circa 130 mila unità, circa 37.400 persone sono disoccupate o inoccupate, con una dominante femminile di circa 6 mila unità. Ossia quasi un terzo della popolazione è alla ricerca di una occupazione, anche temporanea. Da questo conteggio sono esclusi tutti colori che non sono registrati nel registro del SIL Sardegna, i così detti “inattivi” che hanno perso ormai ogni speranza di trovare un lavoro. L’identikit medio del disoccupato-inoccupato tipo vede uomini e donne tra i 30 e i 44 anni che risiedono in tutti i comuni della provincia con punte nei maggiori centri come Carbonia, Iglesias e Sant’Antioco. Ma anche i più giovani tra i 25 e i 29 anni rappresentano, da soli, circa il 10% dei senza lavoro in cerca di una occupazione.
“Stiamo monitorando i dati dal 2009, ammette Roberto Puddu, della Camera del Lavoro di Carbonia, ma mai, fino ad oggi, le cessazioni avevano superato le attivazioni, avendo avuto sempre un delta positivo di circa 2000 unità. Dati che evidenziano – aggiunge Puddu – la necessità di azioni e decisioni straordinarie, consapevoli e conseguenti da parte di chi ha la titolarità e il ruolo per far smuovere l’economia con la ripresa del lavoro possibile in ogni settore. Vi sono tante, troppe opportunità che invece vengono beatamente e sfacciatamente tenute ferme”.
L’emigrazione via low cost, a casa con mamma e papà. Non c’è da stupirsi, quindi, se ogni mese centinaia di giovani, e meno giovani, decidono di fare la valigia. Ma non tutti lasciano la propria casa e la famiglia d’origine. In tanti decidono di restare tra le mura “sicure” dei genitori che però non riescono più a far fronte alle innumerevoli spese. Ecco allora che la crisi economica mostra il suo aspetto più devastante mettendo in discussione l’istituto stesso della famiglia, nei suoi valori fondanti e più intimi. La famiglia scoppia sotto la pressione della disoccupazione non potendo sostenere, sostituendosi, gli oneri che sono dello Stato. Qualche giorno fa le cronache hanno messo in risalto come la provincia di Carbonia Iglesias sia fra quelle con i più alti numeri di pensionati Inps. La stragrande maggioranza di questi assegni si attestano, però, in circa 670 euro al mese, ben al di sotto quindi della soglia di povertà, fissata in 970 euro, con i quali ormai una famiglia su tre vive. Ma forse sarebbe meglio dire che cerca di sopravvivere, salvaguardando l’ultimo baluardo: la dignità.
Carlo Martinelli