Ingegnere elettronico con laurea a Pisa, classe ’62, manager specializzato nello start up delle aziende, pioniere della Rete. Luigi Filippini è tornato da presidente al Crs4, ventiquattro anni dopo aver partecipato, per il Centro di ricerche, sviluppo e studi superiori della Sardegna, alla realizzazione del primo sito web in Italia. Nomina di un anno fa, la sua, voluta dalla giunta di Francesco Pigliaru.
Presidente, di Crs4 si parla poco. Perché?
Sul passato non tocca a me rispondere. Posso invece dire che in questo primo anno abbiamo dedicato gran parte del tempo a riorganizzare gli uffici e a impostare le nuove attività.
Primo traguardo?
Il taglio agli sprechi, intervenendo sull’ordinaria amministrazione. Per esempio, abbiamo rilevato che il ritardo col quale la Regione versava al Crs4 le risorse, obbligava l’ente a chiedere prestiti alle banche per sostenere le spese di funzionamento. Si pagavano inutilmente degli interessi.
A quanto è arrivato il risparmio?
Al momento siamo intorno al mezzo milione di euro. C’erano tante piccole spese improduttive. Cifre singolarmente non importanti, ma che sommate si sono rivelate un grosso importo. Grazie al lavoro dei ricercatori interni abbiamo anche ridotto i consumi energetici, sviluppando un nuovo software.
Come si mantiene il Crs4?
A fronte di un bilancio da 12 milioni, la metà circa è coperta appunto con risorse della Regione. La restante parte sono ricavi della ricerca, soldi che il Crs4 si guadagna.
Il Big open data è la nuova sfida. Quanti soldi ha portato al Crs4?
Ancora niente.
E il contratto col Comune di Cagliari?
Nell’ambito della collaborazione ci è stato messo a disposizione un locale nell’ex distilleria di Pirri.
L’accuseranno di essere anti-business.
Il Crs4 aveva necessità di recuperare contatti col territorio. Nella struttura che ci è stata ceduta in comodato d’uso abbiamo dirottato convegni, tavole rotonde e workshop. Appunto: attività per il territorio.
Anche se non le piace parlare del passato, quest’anno il Crs4 festeggia 25 anni di vita. Cosa c’è nel palmarès?
Tre brevetti. Diverse pubblicazioni.
Un po’ poco, no?
Effettivamente un centro di ricerca dovrebbe registrare tre brevetti al mese. Ma riorganizzare l’attività servirà anche a ottimizzare i risultati. Al Crs4, per esempio, non esisteva un censimento aggiornato delle pubblicazioni fatte.
Per tornare ai sei milioni che guadagnate da soli: qual è il vostro core business?
Il Crs4 ha importanti contratti nel settore industriale, soprattutto nel mondo petrolifero. Oil and gas. Ci sono poi diversi altri contratti industriali in differenti settori e molti progetti di ricerca.
Progetti realizzati coi fondi Ue?
Sia con fondi UE che con altre risorse non regionali, ad esempio ministeriali.
Puntate all’autonomia finanziaria?
Un centro di ricerca, data la sua missione, è giusto che conti su una quota di risorse pubbliche. Sono una garanzia per la progettualità, per le finalità di medio termine. Siamo certamente più lenti rispetto a un’impresa commerciale, ma più rapidi dell’università. Ciò non vuol dire che dobbiamo crescere a spese dei contribuenti. Semmai, le maggiori entrate che ricaveremo da soli ci serviranno per gestire in autonomia nuove eventuali assunzioni.
Oggi il Crs4 conta 160 dipendenti. Divisi come?
Quindici lavorano nell’amministrazione, gli altri nella ricerca. I dirigenti sono sette.
Si dice che al Crs4 abbiamo trovato posto tanti figli di…
Non mi risulta.
Si dice pure che la Massoneria, negli anni, abbia contato parecchio nella politica delle assunzioni.
Massoneria non pervenuta, direi.
Qualità dei ricercatori?
Sono tutti estremamente qualificati, e lo dico in maniera oggettiva. Zavorra ce n’è poca.
Una settimana fa il personale ha proclamato lo stato di agitazione. Cos’è successo?
Ho reintrodotto una norma prevista nel contratto nazionale (quello dei metalmeccanici) contro gli assenteisti e guardato con attenzione a come veniva gestito il telelavoro.
Chi l’aveva cancellata?
Il mio predecessore, il professor Paolo Zanella. La norma prevede una decurtazione dello stipendio in caso di assenze brevi ma frequenti.
Le contestano pure il non allargamento del telelavoro al personale amministrativo.
Se un dipendente deve occuparsi di fatture aziendali, per esempio, è difficile che lo possa fare da casa. Ci sono ruoli che non permettono il telelavoro e comunque devono essere i dirigenti a stabilirlo. Tutto qua.
Il Crs4 aveva conosciuto un momento di celebrità internazionale con lo studio del Cnr sulla Sla (Sclerosi laterale amiotrofica), attraverso il sequenziamento del Dna. Strada abbandonata?
Assolutamente no. Stiamo studiando col Cnr un nuovo progetto, dopo quello portato avanti insieme al professore Francesco Cucca. Con la Regione, invece, la trattativa è aperta per sviluppare attività di biomedicina, per conto dell’assessorato alla Sanità.
Al Crs4 si lavora poco o molto?
Si può fare di più.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)
LEGGI ANCHE: Traffico e parcheggi, la tecnologia del Crs4 per mettere fine all’incubo