Seimila in piazza a Cagliari per lo sciopero generale: “Il livello di povertà è inaccettabile”

“Abbiamo impugnato con la Uil il provvedimento di precettazione perché è un fatto autoritario e antidemocratico, non è mai successo nella storia democratica di questo Paese che un governo pensi di poter ledere il diritto di sciopero, che non è delle organizzazioni sindacali ma delle singole persone, attaccarlo vuol dire limitare la libertà delle persone”, ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a Cagliari in occasione del corteo e dello sciopero di quattro ore che coinvolge l’intera Sardegna, nell’ambito della mobilitazione in tutta Italia contro la manovra del governo. La manifestazione è partita da viale Trento e durante il tragitto fino a piazza del Carmine ha raccolto circa seimila persone.

“Oggi siamo in piazza per dire basta a una situazione in cui si alternano i governi ma la situazione non cambia, la gente continua a essere disoccupata e continuiamo ad avere una povertà allarmante”, ha detto la segretaria regionale della Uil, Francesca Ticca. “Non si può parlare di politiche attive per il lavoro, di ripresa economica reale e concreta, di qualità di vita diversa delle persone – ha precisato – se non riparte il sistema industriale, che deve ripartire pensando che la Sardegna deve avere pari opportunità rispetto alle altre regioni italiane”. Assente la Cisl: “Speriamo che capiscano in fretta, dopo la manifestazione di qualche giorno fa, che la Uil e la Cgil sono dalla parte giusta, abbiamo necessità di rimettere insieme, in Sardegna in particolare, l’unità sindacale”, ha precisato la segretaria. “Rispettiamo una scelta legittima – ha aggiunto il segretario organizzativo nazionale della Uil Emanuele Ronzoni -, ma pensiamo che in questo momento ci sia bisogno di sentire la nostra voce, se non lo facciamo ora quando si può scioperare. Speriamo che il dialogo vada avanti e si possa ricucire”.

Landini ha attacco il Governo sulla manovra. “Siamo qui per cambiare la legge finanziaria che è sbagliata e per cambiare le politiche insufficienti ad affrontare i temi fondamentali: l’aumento dei salari, gli investimenti sulla sanità pubblica, il superamento della precarietà nel lavoro e la riforma delle pensioni con quella fiscale. Abbiamo bisogno di fare investimenti per creare lavoro per evitare che i nostri giovani se ne vadano dal paese”.

“Riguardo alle riforme fiscali, bisogna andare a prendere i soldi dove sono – ha aggiunto il leader della Cgil -, combattere l’evasione fiscale, far pagare le tasse a chi non le paga, tassare le rendite finanziarie e immobiliari e smetterla di tassare i lavoratori dipendenti e fare cassa su di loro”. “Si rimetta al centro a ogni livello, sia regionale che nazionale, la persona e il lavoro – ha incalzato -. Il livello di precarietà e sfruttamento sul lavoro non è accettabile. Il senso delle giornate di mobilitazione è questo: è il momento di ascoltare chi lavora, chi paga le tasse e tiene in piedi questo paese”. E poi: “Sbagliata la logica delle privatizzazioni che è nella legge di bilancio, perché serve solo a far cassa e a depotenziare le competenze e le scelte”. Sulla situazione sarda e sulle vertenze industriali che da decenni attanagliano la Sardegna, il leader della Cgil sostiene che ci sia “l’assenza di una politica industriale e una distanza tra ciò che succede nei territori e l’attenzione del governo. C’è bisogno di avere un’idea precisa della politica energetica, ma le scelte vanno da altre parti”. “A ogni livello, sia regionale che nazionale, la persona deve tornare centrale, come il lavoro – rimarca – Il livello di precarietà e sfruttamento sul lavoro non è accettabile. Il senso delle giornate di mobilitazione è questo: è il momento di ascoltare chi lavora, chi paga le tasse e tiene in piedi questo paese”.

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