Scattano gli aumenti salariali nella scuola italiana attraverso il primo contratto del nuovo comparto ‘Istruzione e Ricerca‘ che vale un milione e 200mila lavoratori tra docenti, personale Ata, ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Ma Cobas Sardegna si tira fuori dal coro dei confederali che, dopo il sigillo alla contrattazione messo all’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni), hanno parlato di “svolta significativa”. Il sindacato isolano di base, invece, attraverso Andrea De Giorgi, contesta nella forma e nella sostanza gli aumenti salariali perché “di fatto riguardano solo i dirigenti amministrativi, gli unici che li hanno avuti in passato e quindi non hanno subìto la perdita del potere di acquisto come successo, per un valore del trenta per cento, a tutte le altre categorie della scuola. Per le quali lo scatto degli stipendi è solo un palliativo”. E si andrà da 80,40 euro a 110,70.
De Giorgi bolla Cgil, Cisl e Uil come “organizzazioni ridotte a svolgere la funzione di rassicurazione del comparto con effetti narcotizzanti”. E spiega: “Come largamente anticipato da molti di noi, e in questo non ci voleva grande scienza politica ma solo un po’ di esperienza storica, il balletto dei peggioramenti si è concluso con un sostanziale ritorno allo status quo. Tutte e tutti possiamo tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e anzi dire, in cuor nostro, che per di più ci arriva un aumento stipendiale. Ma Miur (ministero della Pubblica istruzione) e confederali tentano di farci dimenticare i maggiori carichi di lavoro mai retribuiti e che, surrettiziamente, sono stati introdotti per legge negli ultimi vent’anni per tutte le categorie”.
Il rappresentante di Cobas Sardegna fa una carrellata delle accresciute funzioni cominciando dai dirigenti che “hanno oneri sovra-umani o disumani, anche se questo lato antropologico fondamentale non può essere nascosto perché è palese la mutazione della categoria, ormai militarizzata”. Sugli amministrativi, De Giorgi scrive nel dettaglio: “Devono anche ricostruire carriere, fare graduatorie di istituto con valutazioni di domande, gestire gli stipendi dei supplenti, così come anagrafi e inserimento dati a sistema. Alle Superiori spetta loro pure la registrazione analitica delle attività di alternanza scuola/lavoro di ciascun alunno”. Quindi i collaboratori scolastici, “il cui organico – continua il sindacalista – è stato ridotto di oltre un quarto, mentre l’orario di lavoro è diventato flessibile senza alcuna possibilità di contrattazione e di alcun beneficio”.
Ridotti di numero, stando a quanto racconta De Giorgi, pure gli assistenti tecnici “spesso usati come cingomme a svolgere qualsiasi lavoro, anche amministrativo, e per di più considerati inutili visto che non possono essere sostituiti quando si assentano”. Ecco il capitolo docenti, “categoria sottoposta a un sistematico discredito e attacco, con molti dirigenti pronti a aprire procedimenti disciplinari per qualsiasi comportamento discutibile o criticato da alunni e genitori”. Sui maggiori carichi di lavoro degli insegnanti, il rappresentante di Cobas Sardegna annota: “Sono state imposte decine di attività aggiuntive obbligatorie o comunque richieste, come funzioni organizzative, coordinamento, attività di orientamento in entrata e in uscita, recupero e sostegno agli alunni in difficoltà per qualsiasi motivo. Compresa l’assenza delle famiglie, la demotivazione per lo spettro della disoccupazione, la presenza quotidiana delle droghe in strada, a casa e a scuola nonché l’uso indiscriminato del cellulare”. De Giorgi mette nella lista pure “attività di progettazione, aggiornamento coatto, per imparare l’uso di strumenti informatici in continua trasformazione, e quello normativo per la continua introduzione di nuove regole e tutte peggiorative”. Ancora: “Nuovi libri di testo e nuove prove di verifica, per usarle o per contestarle. Inoltre – sottolinea De Giorgi – alle Superiori l’alternanza scuola/lavoro sottrae tempo alla didattica e impegna oltre misura i tutor e tutti coloro che ne sono coinvolti. L’elenco è puramente esemplificativo, e si potrebbe continuare”.
La firma di oggi all’Aran, alla quale hanno rinunciato gli autonomi dello Snals parlando di “categoria svenduta”, arriva dopo l’accordo del 30 novembre 2016 che fissava l’ammontare degli scatti salariali, bloccati da dieci anni. Dal contratto resta ancora fuori la definizione del codice disciplinare per i docenti: la bozza attuale non garantirebbe la piena tutela della libertà di insegnamento, principio sancito dall’articolo 3 della Costituzione. E sempre meno applicato nella scuola italiana. (al. car.)