È stato confermato nelle ultime ore il primo caso in Italia di Lumpy Skin Disease (Lsd), la Dermatite Nodulare Contagiosa che colpisce bovini e bufali. Il focolaio è stato individuato in un allevamento della Sardegna, dove i laboratori nazionali di riferimento hanno validato la diagnosi nella tarda serata di ieri. A comunicarlo è l’Assessorato regionale alla Sanità, che sottolinea come le prime misure siano state attivate “ancor prima della conferma ufficiale, alla sola comparsa di un sospetto clinico in un singolo capo”.
Il caso è particolarmente rilevante, trattandosi del primo episodio di Lsd registrato sul territorio nazionale. La malattia, pur non essendo trasmissibile all’uomo, ha un forte impatto sul piano zootecnico: febbre, noduli sulla cute, calo della produzione di latte e rischio di morte per gli animali colpiti. Conseguenze che si traducono in gravi perdite economiche e blocchi alla movimentazione degli animali.
“È fondamentale agire con tempestività e rigore – ha dichiarato l’assessore Armando Bartolazzi – perché si tratta di una malattia classificata come categoria A dalla normativa europea: eventi rari nell’Unione, per cui è obbligatorio intervenire con misure immediate di eradicazione”. Già in atto le indagini epidemiologiche per risalire alla fonte del contagio, insieme alle misure di contenimento previste dai protocolli Ue.
La risposta istituzionale, tuttavia, non basta a tranquillizzare gli allevatori. Coldiretti Sardegna ha lanciato un appello urgente: “Bisogna agire subito – avvertono il presidente Battista Cualbu e il direttore Luca Saba – perché ogni ora può fare la differenza. Questa è una minaccia concreta per l’intero comparto bovino, che solo ora stava vivendo una ripresa, grazie anche ai progetti di filiera che stavano portando risultati concreti”.
L’organizzazione agricola chiede misure coordinate, incisive e trasparenti: delimitazione dell’area colpita, rafforzamento dei controlli sanitari, assistenza diretta agli allevatori coinvolti e soprattutto l’immediata attivazione di un’unità di crisi nazionale. “Non possiamo permettere – insistono Cualbu e Saba – che questo focolaio si trasformi in una nuova emergenza senza controllo. La Sardegna è porta d’ingresso per molti flussi zootecnici: bisogna intervenire ora”.
Coldiretti sottolinea anche il contesto già difficile in cui si muove la zootecnia sarda, reduce da anni segnati da emergenze come la peste suina africana, la lingua blu e l’invasione delle cavallette. “Non possiamo ritrovarci ancora una volta impreparati – denunciano – né tollerare che chi lavora ogni giorno negli allevamenti venga lasciato solo, soprattutto in una fase in cui trasporti e logistica mettono già a dura prova la tenuta delle aziende”.
L’assessorato alla Sanità ha diramato una serie di raccomandazioni urgenti agli allevatori, a partire dal rafforzamento delle misure di biosicurezza e dal controllo degli insetti vettori (mosche, zanzare, zecche), principali responsabili della trasmissione del virus. Sorveglianza quotidiana degli animali, isolamento dei nuovi ingressi, registrazione puntuale dei movimenti in azienda e segnalazione immediata dei sintomi sospetti sono ora le priorità assolute.
La guardia resta altissima. “Questa non è solo una questione sarda – ribadisce Coldiretti – ma una sfida nazionale. Difendere il patrimonio zootecnico dell’isola significa tutelare un’intera economia agricola, che merita rispetto, competenza e rapidità di intervento. Non possiamo permettere che si ripetano gli errori del passato. Almeno questa volta, facciamoci trovare pronti”.