Sanluri, il ‘Civraxu’ ha il suo marchio: ecco l’accordo di filiera sul grano duro

Lo storico pane di Sanluri, su Civraxu, ha ora un suo disciplinare di produzione e un suo marchio di qualità. Il progetto, frutto di un accordo di filiera, è stato presentato nel mercato di Campagna amica della Coldiretti a Cagliari, arriva dopo due anni di lavoro che ha visto impegnata l’amministrazione comunale del Medio Campidano, in collaborazione con l’agenzia Laore e il Comitato promotore per la valorizzazione del Civraxu, composto da agricoltori, panificatori e un nutrizionista.

All’intesa partecipano sette cerealicoltori. Con l’accordo di filiera sono stati redatti i disciplinari di produzione per tutti i derivati del grano duro di Sanluri (civraxu, pasta, fregula e semola) ma anche un marchio collettivo comunale di qualità che identifichi questi prodotti. Quelli che si fregeranno del marchio saranno garantiti dai controlli effettuati dal Comune (detentore del marchio). In ogni etichetta, è inserito il nome del produttore e del Comune di origine del grano, del molitore e del panificatore. Un esempio di etichetta trasparente che accompagna il prodotto dal campo alla tavola e che da gli strumenti al consumatore di poter acquistare consapevolmente.

“Un importante e reale progetto di filiera che valorizza un prodotto tradizionale e da un valore aggiunto ai produttori oggi strangolati da remunerazioni sotto i costi di produzione – sostiene il presidente di Coldiretti Cagliari, Giogio Demurtas -. Ma è un progetto che oltre a da respiro ai cerealicoltori da anche ai consumatori gli strumenti per poterlo riconoscere, altro cavallo di battaglia di Coldiretti: l’etichetta trasparenze. Ancora una volta – continua – i nostri mercati di Campagna Amica rappresentano lo spazio sociale per i prodotti di qualità, per quelle biodiversità, che spesso stiamo perdendo, e che qui trovano casa”. L’assessore dell’agricoltura del Comune di Sanluri, Paolo Usai, esprime soddisfazione per “aver dato un contributo per valorizzare i nostri prodotti e unire i produttori”. Per Maria Ibba, direttrice generale di Laore, “l’agenzia ha affiancato questo progetto perché crediamo che in questo modo possa essere riconosciuto il giusto valore al prodotto”.

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