Saldi nell’Isola, un disastro annunciato. Confcommercio: “Vendite a -43,6%”

Niente affari per i negozianti sardi: i saldi invernali tuttora in corso non stanno funzionando. Secondo un’indagine di Federmoda-Confcommercio, a gennaio il dato delle vendite di abbigliamento, calzature e accessori scendono in picchiata rispetto allo stesso periodi delò 2020. Le vendite sono calate in media del 43,6 per cento, addirittura un dato peggiore rispetto a quello nazionale del 41,1.

Il 95 per cento dei negozi ha infatti dichiarato di aver subìto perdite. Solo il 4,2, sempre stando al report di Federmoda-Confcommercio, ha registrato una stabilità nelle vendite. Meno dell’uno per cento ha avuto un incremento. Il mutato quadro sociale, oltre che economico, ha inciso anche sul tipo di acquisti. Tra i prodotti più venduti, ecco maglieria e felpe per la parte più corposa delle vendite (29,9%); seguono intimo (11,8%) e tute da ginnastica (9,4%); giubbotti, cappotti e piumini sono dietro (8,9%); quindi ecco pantaloni (8,3%); scarpe donna (14,8%); scarpe uomo (9,3%); abiti donna (4,8%); accessori (2,8%). In sofferenza, ovviamente, le vendite di abiti da cerimonia, uomo, giacche e valige. I pagamenti preferiti sono quelli con bancomat (62,9% delle preferenze); seguono quelli con carta di credito (26,4%), mentre è residuale l’utilizzo dei contanti (10,7%), una scelta utilizzata soprattutto per le spese di importo basso.

“Nessun segnale di miglioramento per le vendite dei negozi del settore moda nel mese di gennaio di quest’anno sullo stesso periodo dell’anno 2020 – dice Nando Faedda, presidente Confcommercio Sardegna -. A differenza del resto del Bel Paese, la Sardegna in arancione, dal 24 gennaio, con soli 15 giorni in area gialla, ha determinato un’ulteriore contrazione nelle vendite”. Oltre alla fascia arancione, ad aver penalizzato il settore, secondo l’organizzazione, sono stati i cinque giorni di chiusura obbligata dal 1° al 6 gennaio, il grande utilizzo dello smart working, il minor reddito disponibile dei consumatori causa cassa integrazione, oltre al mancato rinnovo di alcuni contratti in scadenza e il venir meno delle occasioni d’incontro di lavoro e nel privato. “Il comparto è in forte difficoltà. È urgente intervenire a sostegno del comparto con risorse dedicate anche per tutelare i livelli occupazionali altrimenti, quando la pandemia sarà superata sarà troppo tardi per le oltre 36mila imprese del commercio al dettaglio”, conclude Faedda.

[Foto d’archivio]

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