Riparte la mobilitazione dei lavoratori Sanac: “Stop alla vendita dei singoli siti”

La vertenza è ancora aperta e ora i lavoratori dello stabilimento Sanac di Assemini si mobilitano. L’oggetto del contendere è che non si vede una via d’uscita dopo i tre bandi di vendita andati deserti e l’ipotesi di procedere a un quarto bando che preveda la vendita separata dei quattro siti produttivi: Assemini, Vado Ligure, Gattinara e Massa. “Siamo fortemente preoccupati per l’incertezza che si sta determinando e per l’assenza di risposte da parte del Mimit”, fanno sapere i segretari territoriali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, Giampiero Manca, Nicola Defraia e Elena Dejas annunciando l’avvio della mobilitazione con l’assemblea delle rsu lunedì 27.

La fabbrica di Assemini occupa 60 lavoratori diretti più l’indotto e opera dagli anni ’70 producendo manufatti refrattari rivolti in particolare all’ex Ilva di Taranto. La crisi parte dal 2021, quando le commesse sono state interrotte: da circa un anno, il forno di Assemini è spento ed è stata attivata la cassa integrazione straordinaria per circa il 70 per cento della forza lavoro. “Lo spacchettamento dei quattro siti produttivi è un’ipotesi da scongiurare perché, a nostro giudizio – dicono Manca, Defraia e Deja – metterebbe in discussione Assemini e precluderebbe l’unicità e la capacità dei quattro siti di rispondere in modo eccellente a un mercato sempre più difficile e competitivo”.

La Sanac è in amministrazione straordinaria dal 2015 e la vertenza riguarda 320 lavoratori più l’indotto che operano nei quattro siti in Italia. Nei giorni scorsi le segreterie nazionali Filctem Cgil, Femca Cisl e Ultec Uil hanno sollecitato un incontro urgente al Mimit ma, al momento, non è arrivata alcuna risposta. Secondo i sindacati il ministero, anche in considerazione di alcuni ordini del giorno del Parlamento, dovrebbe dare risposte su tre fronti: pretendere il ripristino degli ordini da parte di Acciaierie D’Italia, impedire un bando che prevede la vendita separata dei 4 siti, mantenere la filiera dell’acciaio in Italia, anche a seguito della aumentata richiesta di refrattario da parte dell’ex Ilva.

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