“Rigeneriamo la Sardegna”: l’equilibrio perfetto tra fonti rinnovabili e tutela del territorio agricolo

Il futuro energetico della Sardegna si fonda sulle energie rinnovabili purché sia garantita la tutela del territorio e soprattutto ci sia una reale ricaduta in termini di costi su allevatori, agricoltori e cittadini. L’idea della Coldiretti Sardegna è contenuta in una piattaforma ben dettagliata, che prende il nome di ‘Sardegna Green 2030’ che l’associazione di categoria ha già presentato al presidente della Regione, Christian Solinas. A spiegare quali siano i capisaldi del documento è Giorgio Demurtas, ingegnere, allevatore e presidente della Federazione Coldiretti Cagliari: “Sardegna Green 2030 prevede un’Isola alimentata completamente da energia verde, quindi da fonti rinnovabili. È importante, però, che ci siano benefici sia per gli agricoltori sia per i sardi perché altrimenti il rischio è di costruire un hub energetico”.

Dunque, controllare la transizione diventa un aspetto fondamentale: “Una delle prime cose sulle quali si deve intervenire è la riduzione del Prezzo unico nazionale (Pun). In Sardegna si produce più energia di quanta ne serve, quindi è inutile parlare di grossi impianti eolici se non esiste un beneficio reale nella bolletta”.

Un altro aspetto importante riguarda l’agrivoltaico, un sistema misto di produzione energetica e agricola sullo stesso terreno: “Non c’è ancora una direttiva nazionale, ma solo delle linee guida – spiega Demurtas -. Si tratta di un’integrazione tra attività agricola e impianti di produzione fotovoltaica che può essere realizzata o con pannelli alti in modo che sotto si possa utilizzare il terreno, oppure con pannelli distanziati tra loro”.

L’intervento è finanziato dal Pnrr e si tratterebbe di una buona opportunità per le azienze che hanno spazi e strutture per produrre energia e quindi abbattere i costi, ma esistono dei fattori che ne limitano i benefici: “Il Decreto ministeriale del 25 marzo 2022 sull’agrisolare prevede solo l’autoconsumo. Infatti, si precisa che gli impianti fotovoltaici potranno ottenere gli aiuti solo se l’obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell’azienda agricola, compreso quello familiare. E poi la vendita di energia elettrica è consentita nella rete purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale”.

Sardegna Green 2030 amplia il raggio progettuale verso tutte le comunità sarde ma si sofferma anche sui trasporti: “Servirebbe una rivoluzione per fare in modo che i mezzi siano alimentati utilizzando energia green. Se gli impianti fotovoltaici avessero cabine per ricaricare i veicoli, allora potremmo parlare di coesistenza tra agricoltura e impianti di produzione”. Le colonnine per le ricariche ci sono ma “il paradosso è che l’energia arriva da centrali fossili e quindi non proprio rinnovabili”.

Le Comunità energetiche sono un altro punto fermo della piattaforma: “Ci sono ricadute reali non solo per gli agricoltori ma per tutti gli utenti – sottolinea il presidente di Coldiretti provincia di Cagliari – ed è possibile ottenere benefici sociali e ambientali”.

Dunque, per la Coldiretti il futuro energetico della Sardegna significa innanzitutto avere fonti rinnovabili, reali benefici per tutti i cittadini e soprattutto non sacrificare il suolo e quindi il settore agropastorale nel nome dell’energia verde. “Noi abbiamo presentato al presidente della Regione la nostra proposta – conclude Demurtas – speriamo che ci possa essere una svolta economica e sociale”.

Contenuti offerti in collaborazione con Coldiretti Sardegna

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