Battuta d’arresto dell’export in Sardegna nel primo trimestre 2018: le vendite all’estero di prodotti sardi sono calate del 15%, da 265 a 226 milioni di euro. Nel 2017 si era registrato invece un +63%. Sul settore petrolifero la flessione è del 7%: da 1,37 a 1,27 miliardi di euro. Crollano soprattutto le vendite verso i mercati extra Ue: -14% e continua il trend negativo dell’agroalimentare (-4,2%) mentre aumenta l’export dei prodotti chimici (+38%). Crolla anche l’industria della lavorazione del metallo: -23% contro il +169% registrato nel primo trimestre 2017. I dati sono contenuti nel report della Cna.
Dalla Confederazione degli artigiani si soffermano in particolare sul settore dei metalli che nel 2017 aveva chiuso con un valore eccezionale di export, a 222 milioni di euro, recuperando la crisi pesantissima del 2008 e del 2009. Secondo Cna, questa performance va sostanzialmente ricondotta all’espansione di un solo comparto, quello militare (armi e munizioni) che un anno fa fece segnare un +5% con esportazioni destinate per la maggior parte a soli tre Paesi: Spagna, Regno Unito e Arabia Saudita. “La lavorazione dei metalli rappresenta la seconda voce dell’export regionale, ma la eccessiva concentrazione nei comparti delle armi e delle munizioni espone l’industria sarda ad eccessivi rischi”, sostengono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. In Sardegna ha sede una delle due fabbriche italiane della multinazionali tedesca Rwm, che appunto produce armi a Domus de Maria.