Prezzo del latte, Confagricoltura: “L’aumento non è sufficiente”

La notizia sul via libera al Protocollo d’intesa della filiera del latte vaccino con un aumento del prezzo del prodotto pagato agli allevatori ha portato qualche sospiro di sollievo nelle stalle della penisola e un po’ meno in quelle della Sardegna. Il provvedimento, sottoscritto lo scorso 9 novembre al ministero delle Politiche agricole, tra allevatori, industria della trasformazione e grande distribuzione, punta a un sostegno del reddito degli allevatori in questo momento di emergenza dovuto all’aumento dei costi di produzione: energia, carburanti e materie prime. Il premio “Emergenza stalle”, operativo fino al 31 marzo 2022, prevede un sostegno di 3 centesimi a litro che la grande distribuzione si impegna a trasferire alle imprese della trasformazione che a loro volta lo dirotteranno agli allevatori fino a raggiungere un prezzo massimo di 0,41centesimi a litro. Nel caso in cui non si arrivi a tale soglia è prevista una possibile integrazione di un altro centesimo che potrà essere erogato dalle imprese di trasformazione. L’intervento finanziario non ha finora avuto grande plauso da parte degli allevatori sardi che lamentano una scarsa consistenza del premio capace di influire poco sul sistema di produzione su cui grava sempre il macigno dell’insularità, con costi di trasporto in entrata e in uscita troppo alti.

Nelle circa 250 stalle presenti in Sardegna vengono allevati oltre 55mila capi: per il 95 per cento di razza Frisona italiana. Poco più del 90 per cento di queste imprese opera nell’Oristanese. Negli ultimi anni sono stati raccolti in media 205milioni di litri di latte a stagione, per un giro d’affari che con l’indotto si aggira sui 500milioni di euro. Il fabbisogno dei consumi regionali è coperto dalle produzioni locali e circa 50milioni di litri prendono la via dei mercati d’oltre Tirreno fra latte e trasformati caseari. La cooperativa 3A di Arborea raccoglie quasi il 95 per cento del latte sardo. Circa il 50% della sostanza secca (cereali e mangimi vari) consumata dai bovini arriva da fuori regione. Nel 2021, nel giro di pochi mesi, tali materie prime sono aumentate fino al 50 per cento.

“Si tratta di un intervento interessante su cui impostare azioni future e che, pur non risolvendo il problema, assicura un sostegno molto atteso nelle stalle della nostra regione, dove tuttavia le esigenze sono molto diverse e quindi i costi di produzione molto più alti rispetto alle altre realtà della penisola”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel commentare l’avvio del premio “Emergenza stalle”. “Le aziende sarde – ha ricordato Mele – devono affrontare la stangata dell’insularità. Un peccato originale con cui fare i conti nel momento in cui arrivano le merci e, se va bene, quando riprendono il mare. Nonostante questa condizione di crisi, riusciamo ancora a mantenere margini di competitività che con l’ultimo aumento dei prezzi rischiano di svanire. Ecco che i tavoli sul Pnrr – ha concluso – dovrebbero finalmente portare la politica regionale e nazionale ad affrontare con coraggio tale criticità che rischia di far collassare le esperienze di impresa virtuose esistenti e di ostacolare quelle sul nascere”.

Se in questi mesi il comparto regionale fa fatica a reggere l’impennata dei costi di produzione, ci sono realtà esterne al distretto Oristanese che arrancano ancora di più. Fino a una cinquantina di anni fa dalla Nurra fino alla bassa Gallura passando per le pianure dell’Ozierese operavano in cooperativa quasi 150 stalle. Oggi sono rimasti pochi coraggiosi imprenditori che continuano a lavorare con circa 1.600 capi in mungitura. “L’inizio della fine è arrivato con l’istituzione delle quote latte: prima ci siamo indebitati e poi, quando sono state cancellate, ci sono rimasti gli investimenti non ammortati che hanno portato alla chiusura di numerose aziende. Oggi con questi 3centesimi di integrazione per appena tre mesi, su un latte pagato a 34centesimi più iva e i premi comunitari, dove vogliamo andare? Con l’aumento del 55 per cento dell’energia elettrica, piuttosto che di gas, gasolio, concimi e di tutte le materie prime rischiamo di non uscirne”. Lo ha detto Angelo Madau, 73 anni, ultimo rappresentante di una generazione di allevatori tra Mores e Ardara. In queste terre accudisce 500 vacche di razza Frisona olandese e italiana, di cui il 50 per cento in produzione. “A inizio 2021 pagavo la farina di mais 23euro al quintale, oggi è schizzata a 35 più iva. Lo stesso è successo con soia e piselli aumentati tra il 40 e 45 per cento. È avvilente lavorare in queste condizioni e assicurare sempre un latte eccellente e qualitativamente sicuro sul piano alimentare e sanitario”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share