Pranzo di Natale, tre ore ai fornelli e 106 euro di budget. Ma c’è chi sceglie l’asporto

Quasi tre ore ai fornelli e una spesa media di 106 euro a famiglia. Eccoli i primi due ingredienti per il pranzo di Natale: il tempo destinato alla preparazione dei piatti migliori e un budget più ridotto perché il caro-vita impone di risparmiare.

I dati sono stati diffusi da uno studio da Coldiretti con il supporto dell’istituto Ixè, specializzato in ricerche di mercato. La tradizione comanda anche nel modo di festeggiare il Natale: il 91 per cento degli intervistati lo trascorrerà in casa, la propria o quella di parenti e amici, mentre solo il 9 per cento ha scelto il ristorante o un agriturismo.

I 106 euro equivalgono a una riduzione del 6 per cento rispetto all’anno scorso. Le quasi tre ore ai fornelli sono invece un valore in crescita, una passione sempre più diffusa, anche tra le nuove generazioni: cucina e buon cibo sono ormai affermate attività di svago, relax e passione personale. Tanto che l’89 per cento degli intervistati curerà personalmente la preparazione del pranzo di Natale. Non manca, tuttavia, chi ci affida all’asporto (6%) e chi invece farà affidamento sui piatti confezionati da parenti e amici (5%).

Lo spumante si conferma come il prodotto immancabile per oltre otto italiani su dieci (84%) assieme alla frutta locale di stagione (90%), mentre il panettone con il 78 per cento batte di misura nelle preferenze il pandoro fermo al 74, anche se ben il 51 per cento degli intervistati sceglie anche i dolci della tradizione locale. Il 92 per cento ha acquistato prodotti locali o nazionali.

Quanto alla lista dei piatti tipici, Coldiretti ha indicato per la Sardegna le pabassinas con la sapa; il panone di Natale comanda in Emilia Romagna, u piccilatiedd in Basilicata, il panpepato in Umbria, la pizza di Franz nel Molise, lu rintrocilio in Abruzzo, la carbonata con polenta in Valle D’Aosta, il pangiallo nel Lazio, le carteddate in Puglia, i canederli in Trentino, la brovada e muset con polenta in Friuli, i quazunìelli in Calabria, il pandolce in Liguria, la pizza de Nata’ nelle Marche, i buccellati in Sicilia, il brodo di cappone in tazza in Toscana e l’insalata di rinforzo in Campania.

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