“Ho annunciato ai sindacati che venerdì mattina sarò con loro ai cancelli del sito di Portovesme. Noi non molliamo. Mai”. Il ministro Adolfo Urso – titolare del dicastero Imprese e Made in Italy del Governo Meloni – ha risposto all’appello dei lavoratori della Portovesme srl, rimasti a casa dopo la sospensione della produzione di zinco da parte della multinazionale Glencore. L’azienda, leader mondiale nel commercio di materie prime, aveva già fermato la produzione di piombo e ha ora interrotto anche quella di zinco, in anticipo rispetto alla data prevista del 31 dicembre.
“Ho comunicato al presidente della Regione, Alessandra Todde, che ritengo doveroso far sentire la presenza e l’impegno delle Istituzioni a chi teme di perdere il proprio lavoro. Noi ci saremo, insieme, venerdì mattina a Portovesme”, ha aggiunto Urso in un altro messaggio. Che annuncia anche la presenza della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone.
Sull’annuncio di Urso, la Cgil mette le mani avanti. “La visita del ministro non deve essere né una passerella né l’occasione per impegni generici e dilazionati nel tempo, il tempo delle attese è finito, il board della Glencore lo ha chiarito in modo inequivocabile”, ha detto il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante. La Cgil chiede al governo di tutelare l’interesse nazionale facendo sì che nello stabilimento di Portoscuso si continuino a produrre materiali strategici per il Paese: “Lo Stato – ha detto Durante – come già avvenuto per altre situazioni aziendali in settori fondamentali, ad esempio nella siderurgia o nei semiconduttori, può assicurare la continuità delle produzioni e il mantenimento dei livelli occupazionali, se necessario, anche attraverso un intervento diretto nella struttura proprietaria e nella gestione dell’impianto. Dalla soluzione positiva di questa vicenda industriale passa la possibilità di un percorso virtuoso per la ripresa industriale del Sulcis Iglesiente, l’occasione non può essere sprecata”.
Nei giorni scorsi, i sindacati avevano espresso dure critiche alla decisione di Glencore di anticipare la chiusura della linea dello zinco, definendo la mossa «inaccettabile» e accusando l’azienda di mancare di responsabilità nei confronti dei lavoratori – circa 1.200 – e del territorio. Le preoccupazioni riguardano non solo i posti di lavoro, ma anche l’impatto economico e sociale su un’area già duramente colpita dalla crisi industriale.