Tutti d’accordo su un punto: la Portovesme srl non deve fermare la linea zinco dello stabilimento del Sulcis. In caso contrario potrebbe aprirsi anche la finestra di un eventuale intervento dello Stato. Perché ci sono 1200 posti di lavoro da salvaguardare e una produzione considerata strategica. A lanciare una sorta di aut aut alla multinazionale è stato il ministro Urso al termine dell’incontro che si è svolto al Mimit e a cui hanno partecipato la ministra Calderone la sottosegretaria Bergamotto, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali la presidente della Regione Alessandra Todde con gli assessori Emanuele Cani e Desiré Manca, incontrano i responsabili della Glencore. La fine di una riunione, aggiornata al 9 o 10 ottobre, in cui da più parti è stata ribadita la necessità di tenere in marcia gli impianti e salvaguardare i 1200 posti di lavoro.
Costi troppo alti dell’energia, dinamiche di mercato e una perdita di circa “40 milioni all’anno” sono, come ha sottolineato il responsabile internazionale zinco della Glencore, le cause che hanno spinto la multinazionale a decidere di fermare la linea zinco. Decisione che, come ha sottolinea subito dopo, non significa ritirata, giacché “per Glencore l’asset di Portovesme è strategico”. Nel suo intervento il manager ha ricordato anche che nel corso degli anni sono stati spesi 500 milioni di euro e che l’azienda ha partecipato con 85 milioni di euro agli interventi di risanamento del suolo e della risorsa idrica. Ci sono poi stati gli interventi dei sindacati che hanno sollecitato la necessità di tenere in marcia gli impianti sino a quando non partono i progetti alternativi. E l’intervento del ministro Adofo Urso che ha manifestato la volontà di collaborare e sostenere l’azienda nel percorso per i nuovi progetti ma ha chiesto altrettanta collaborazione.
“Nel caso in cui questa collaborazione non ci fosse, noi attiveremo tutte le misure legislative che ci consentono di riprendere in mano il sito” e poi la promessa di attivare le altre misure legislative che obbliga alla bonifica e alla restituzione degli incentivi. Non sono mancate poi le reazioni. A prendere posizione è stata la presidente della Regione Alessandra Todde che ha affidato a una nota firmata con gli assessori Emanuele Cani (Industria) e Desiré Manca (Lavoro) il disappunto istituzionale. “Abbiamo partecipato all’incontro convocato al Mimit sulla vertenza Glencore. L’azienda ha comunicato che il loro nuovo piano prevede il ridimensionamento del polo industriale con il conseguente licenziamento di centinaia di persone. Non lo possiamo accettare in alcun modo. Abbiamo quindi chiesto a Glencore di prendere in considerazione tutte le opportune iniziative affinché si tenga fede agli impegni assunti con le parti sociali”. Presidente e assessori poi hanno aggiunto: “Abbiamo anche chiesto di rivedere la decisione dell’azienda di interrompere la linea zinco e di garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali della Portovesme. Per noi è necessario costruire ogni soluzione possibile per il mantenimento o l’eventuale ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle imprese d’appalto di San Gavino e Portovesme”.
Non solo: “La responsabilità sociale è necessaria e indispensabile e nelle varie dichiarazioni fatte dall’azienda non si percepisce alcuna prospettiva industriale. Non permetteremo che la Sardegna venga calpesta e non abbandoneremo le famiglie e il nostro futuro produttivo. Attendiamo che il governo, come annunciato, riconvochi le parti in tempi brevi”. A ruota è arrivata anche la posizione delle organizzazioni sindacali che parlano di incontro “deludente nel quale Glencore non ha ritirato la decisione di sospendere la linea zinco”. A pronunciare il giudizio negativo è stato il segretario della Cgil Sardegna Fausto Durante subito dopo aver finito la riunione. “La mobilitazione prosegue ed è destinata a crescere” fa sapere ricordando anche che poco prima al tavolo aveva ribadito: “Per noi è fondamentale che da questa riunione si esca con il ritiro da parte della Glencore di quella decisione, il piombo e lo zinco sono produzioni strategiche per l’Italia e non si capisce perché dovrebbe essere accettabile che questa multinazionale porti in altri Paesi quelle produzioni”. E la promessa dell’avvio della mobilitazione.