Gli allevatori della Sardegna sono contrari a ulteriori modifiche il disciplinare del Pecorino Romano sulla parte che riguarda le razze e le aree di produzione. E sono pronti a mobilitarsi.
Si annuncia calda l’assemblea dei soci del Consorzio di tutela prevista martedì 3 dicembre, alle 10,30 a Macomer. In vista dell’appuntamento, i portavoce dei pastori sardi Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu hanno inviato una nota per ribadire che alla base della denominazione di origine c’è il legame razza-territorio, appunto di origine, e che il legame “consente da sempre un’azione di promozione sul mercato dei prodotti tradizionali che ne impediscano una produzione dislocata nel mondo, proteggendoci da altri Paesi che spesso hanno maggiori potenzialità produttive, dovute al fatto che praticano l’allevamento intensivo con latte standardizzato che non presenta più alcuna peculiarità”.
“Evidenziamo che il Consorzio del Pecorino Romano ha ricevuto parere positivo da parte del Ministero, riguardo la modifica del Disciplinare di produzione – spiegano i pastori nella nota – . In particolare, ci riferiamo all’art. 5 che chiarisce, con estrema precisione, il fatto che il latte utilizzato per la produzione della Denominazione di Origine Pecorino Romano debba obbligatoriamente provenire, oltre che dagli storici areali di produzione anche dalle razze storiche che in tali areali si sono sempre allevate vietando di fatto che negli areali di origine venissero costituiti allevamenti stallini basati su razze estere migliorate che, pur trovandosi fisicamente nelle aree di origine, snaturassero di fatto il sistema di allevamento tradizionale che sta alla base della Denominazione di origine del Pecorino Romano e costituisce la ragione per la quale la stessa viene protetta”.
“Siamo pronti ad organizzare nuove forme di protesta di cui sicuramente i trasformatori saranno costretti a tenerne conto”, avvertono nel documento in cui si appellano anche all’assessore regionale all’Agricoltura per inserire in agenda come argomento prioritario la riapertura di un tavolo latte permanente. In vista dell’incontro di martedì Nenneddu Sanna riferisce a Sardinia Post dice: “La preoccupazione resta alta soprattutto per noi che pratichiamo l’allevamento allo stato brado”.