Pecorino anche col latte non sardo: la decisione slitta al 2022

Nulla da fare sulla proposta di modificare il disciplinare del Consorzio del Pecorino romano dop introducendo nuove regole per il conferimento del latte proveniente non solo dagli areali storici (Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto), ma anche da quelle “esogene”.

Secondo quanto appreso, dopo un’accesa discussione l’assemblea, riunita da questa mattina a Borore (Nuoro), si è trovata divisa sul punto all’ordine del giorno tra chi vorrebbe che il formaggio sardo, tra quelli più esportati all’estero, venisse prorotto esclusivamente con il latte di pecora sarda, laziale o toscana e chi invece vorrebbe introdurre un margine di tolleranza almeno del 10 per cento. Nessuna proposta ha incontrato i favori della maggioranza dei soci – circa una quarantina – e così il tema è stato rinviato al 2022. L’assemblea non è stata chiusa ma resta aperta con un aggiornamento a mercoledì 12 gennaio.

“È stata un’assemblea partecipata e che ha portato a un confronto costruttivo – dice il presidente del Consorzio, Gianni Maoddi -. Dopo aver votato diversi punti importanti, l’assemblea, per questioni di tempo essendo riunita da molte ore, ha deciso di aggiornarsi al 12 gennaio. In quell’occasione si parlerà solo della questione razze, dopo ulteriori approfondimenti importanti perché si arrivi alla miglior decisione possibile”. Sul tema si erano schierate anche le principali organizzazioni del settore e i pastori senza bandiere: questi ultimi, come la Coldiretti, chiedono che il latte conferito al Consorzio venga solo dagli allevamenti storici di Sardegna, Lazio e Provincia di Grosseto, mentre Confagricoltura, Cia e Copagri sono, invece, per “una fisiologica tolleranza accidentale di latte proveniente da altre razze, in una minima percentuale indicata dall’assemblea dei soci del Consorzio”.

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