Olbia, il gruppo Iervolino punta sui fondi di investimento esteri per il rilancio

La crisi morde. Ma le possibilità di ripresa resistono. Mida, il gruppo che fa riferimento al fondatore Gianni Iervolino, la seconda azienda per importanza di Olbia dopo i colossi Meridiana e As do Mar, decide di uscire allo scoperto, dopo mesi di voci e due inchieste giudiziarie che hanno segnato la reputazione del gruppo più che i problemi economici. Il gruppo Iervolino è impegnato in tre settori: le lavanderie, il suo core business; la produzione di carta, con la Marbo e infine l’editoria, con l’emittente regionale 5Stelle Sardegna. “Siamo in contatto con Fondi di investimento interessati a entrare nelle nostre aziende- ha spiegato stamattina nel corso di una conferenza stampa a Olbia – sono segnali che le nostre attività, pur davanti a difficili condizioni di mercato, sono appetibili e destano l’interesse di gruppi che mettono soldi per guadagnarne e non perderne”.

Oltre 250 dipendenti nelle lavanderie, soffre il settore dell’informazione: previsti cinque licenziamenti

Se il core business delle lavanderie (composte dalla Clea, che opera a Olbia e dalla Demi, che lavora a Cagliari) rappresenta il boccone più appetibile per eventuali fondi di private equity (nessun nome, si sa solo che potrebbero provenire dall’estero) e il settore della carta, composto dalla Marbo, potrebbe raggiungere l’obiettivo del pareggio strutturale tra costi e ricavi al netto degli investimenti nel 2015, il vulnus dell’azienda appare quello dell’informazione. Nulla di nuovo sotto il sole visto il clima che si respira nell’Isola. L’emittente regionale 5Stelle Sardegna si avvia, infatti, al licenziamento di cinque dipendenti e vive una stagione di incognite che potrebbero trovare soluzione solo nell’ingresso di un socio forte. “Stiamo avviando dei contatti, ma un socio industriale potrebbe spaventarsi davanti a un’azienda che perde soldi – spiega Iervolino – mentre finora tutti i contatti politici non hanno portato a soluzioni ottimali”.

I crediti delle Asl e le vicende giudiziarie.

Iervolino difende le sue aziende e se stesso. La Clea, creata nel 1993, conta 130 dipendenti fissi più gli stagionali. Con la Demi di Cagliari si arriva a 250 dipendenti più l’indotto. A creare difficoltà contabili, secondo tragico costume e vizio italiano, anche i tanto discussi crediti della pubblica amministrazione. Qui si parla di lavanderia e quindi entrano in gioco le Asl: i cattivi pagatori per eccellenza. Tempi di erogazione indicati in 90 giorni dalla fattura, che si moltiplicano e raggiungono livelli di criticità per l’equilibrio finanziario delle aziende coinvolte. “Vantiamo milioni di euro di crediti nei confronti delle molte Asl con le quali lavoriamo – spiega Iervolino – aspettiamo che si garantisca alle aziende di poter riscuotere i loro crediti in tempi certi”. Un gruppo che, secondo le cifre esposte, in 10 anni ha effettuato investimenti per 35 milioni di euro, con un fatturato di 180 milioni, guarda al futuro cercando di mantenere un minimo di ottimismo.

Infine ci sono le vicende giudiziarie. La prima con l’accusa di truffa per la pulizia di un tappeto dopo l’alluvione. “Si è trattato di un errore di valutazione da parte di chi ha effettuato le verifiche sul peso – spiega Iervolino – noi usiamo delle procedure standard che calcolano il peso complessivo dei capi che vengono portati in lavanderia. Poi per quale motivo, noi che abbiamo fatto 68 mila euro di omaggi dopo l’alluvione, avremmo dovuto rubare su qualche chilo di biancheria?”.

Poi la questione di un debito nei confronti dell’Erario che avrebbe portato al sequestro conservativo di 700 mila euro. “Ma noi paghiamo le imposte anche quando non riscuotiamo – aggiunge Iervolino – parliamo di cifre che al massimo arrivano a 700 mila euro”. Insomma, se non c’è di che gioire, almeno non si molla. In attesa che con l’ottimismo, arrivino anche i denari necessari per ripartire.

Giandomenico Mele

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