Via libera alla richiesta di concordato preventivo per tutelare i creditori, la continuità aziendale, quindi i clienti e l’operatività delle rotte navali. Sono queste le motivazioni che hanno spinto le compagnie Moby e Cin (Compagnia italiana di navigazione) a presentare al tribunale di Milano un’istanza ad hoc secondo l’articolo 161 della legge fallimentare italiana.
La decisione è stata presa dai consigli di amministrazione delle due società: “Questa scelta – è scritto in una nota pubblicata sul sito della Borsa del Lussemburgo – ha l’obiettivo di consentire alle società di continuare le trattative con i propri creditori per il raggiungimento di un accordo di ristrutturazione sotto la supervisione e la protezione del tribunale di Milano, tutelare la continuità aziendale e garantire la normale operatività delle rotte per i clienti, i dipendenti e l’indotto”.
Uno strumento che di fatto consente alle imprese in crisi di evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo in grado di soddisfare le richieste dei creditori. Il Gruppo Moby, prosegue il comunicato, confida infatti di “raggiungere, entro i termini previsti dalla legge un accordo con i propri creditori equo, di comune soddisfazione e idoneo a garantire il superamento delle attuali difficoltà, continuando il rilancio del gruppo. L’operatività delle società del gruppo e il servizio ai viaggiatori e alle merci non subiranno conseguenze dal percorso intrapreso e saranno semmai garantiti dalla procedura la cui finalità principale è quella di salvaguardare la continuità aziendale nell’interesse di finanziatori, clienti, fornitori e dipendenti”.
A stretto giro il patron di Moby, Vincenzo Onorato, ha reso una dichiarazione su Facebook rivolgendosi ai dipendenti della compagnia: “Abbiamo superato la crisi del coronavirus, siamo vivi e forti. Forse l’unica compagnia che produce ancora ricchezza ed occupazione in un quadro dei collegamenti marittimi mondiali devastante. Per prevenire altri attacchi e non compromettere la stagione sono ricorso ad una procedura che obbliga la finanza a dialogare con noi. Non fatevi fuorviare da informazioni che sono soltanto speculazioni strumentali finalizzate a creare a noi problemi nel momento in cui il lavoro è ripreso. Stiamo lavorando e, dopo il coronavirus abbiamo ripreso a produrre alla grande”.