Meridiana, in bilico i due anni di mobilità e stipendio all’80% ai licenziati

Soldi, ci vogliono molti soldi. Così i due anni aggiuntivi di mobilità all’80% dello stipendio dell’ultimo anno sono in forte dubbio per i dipendenti Meridiana che rischiano il licenziamento collettivo a partire dalla prima settimana di gennaio. L’11 novembre si è riunito il Fondo per il Sostegno del Trasporto aereo, composto dai soggetti istitutivi (sindacati e organizzazioni datoriali), che ha sottoscritto un accordo integrativo che chiede tre cose al ministero del Lavoro e all’Inps: la certezza dei due anni aggiuntivi sul post mobilità; la conferma del finanziamento al Fondo nel triennio 2016-2018 e la conversione da Fondo di sostegno a Fondo di solidarietà al 1 gennaio 2016. Su questi temi le parti hanno chiesto un incontro urgente al ministero dei Trasporti e al Ministero del Lavoro e ritengono indispensabile che il Fondo sia convocato e che l’INPS porti in votazione le delibere ormai in sospeso da troppo tempo. Inutile ripeterlo, ci sono dei problemi. Il rifinanziamento del Fondo speciale del trasporto aereo, che verrà trasformato in Fondo di solidarietà in applicazione della riforma Fornero, sarà un bagno di sangue. Se potenzialmente abbiamo almeno 1300 lavoratori Meridiana in uscita, ce ne sono anche quasi mille della nuova Alitalia targata Etihad che sono già in procedura di mobilità. Quella di Meridiana si configura come una tragedia sociale che si vuole scongiurare. Ma dietro la quale c’è anche un grave problema di sostenibilità economica. L’altra faccia dei 1.643 licenziamenti annunciati da Meridiana sono le casse pubbliche, ma anche le tasche dei viaggiatori. Quelli che pagano una parte importante della cassa integrazione e della mobilità dei lavoratori del settore del trasporto aereo. Quanti soldi ci vogliono per sostenere i tre anni di mobilità, più due anni aggiuntivi che Meridiana e i sindacati chiedono in ossequio al trattamento riservato ad Alitalia? Il tutto deve essere siglato entro il 31 dicembre, altrimenti la riforma Fornero arriverà a cambiare il regime in corso.

Mobilità per 5 anni all’80% dello stipendio: il Governo si impegnerà solo se saranno ridotti gli esuberi

Una cosa dopo gli incontri al ministero e la presa di posizione del management di Meridiana è chiara: una ipotesi di due anni di cassa integrazione sembrerebbe da escludersi. L’azienda non è disposta a favorire questa soluzione. Meridiana sostiene di aver sottoscritto nel 2011 un accordo di cassa integrazione con i sindacati per una crisi che era già strutturale e che, dunque, si basava sulla presa di coscienza della presenza di un numero consistente di esuberi. Non nei numeri attuali, ma gli esuberi erano stati messi in conto. Ma certamente la richiesta – confermata da Scaramella – di cinque anni di mobilità con una indennità pari all’80% della retribuzione media percepita dal lavoratore nell’ultimo anno, apre un problema relativo alle coperture. Devono essere trovati i soldi che per cinque anni – dal giugno 2015 e fino al 2020 – dovranno assicurare il reddito (tagliato del 20%) ai lavoratori che la compagnia deciderà di licenziare, considerandoli esuberi strutturali.

Si parla di almeno 450 milioni di euro in 5 anni solo per Meridiana. Ma chi paga? Lupi in Parlamento non risponde

Secondo le cifre che sono circolate nelle ultime settimane, che sarebbero il frutto di un calcolo fatto dalla compagnia, per assicurare il trattamento di mobilità per un numero prossimo ai mille lavoratori, ci vorrebbero almeno 90 milioni di euro all’anno. Che moltiplicati per cinque, fanno 450 milioni di euro. Ma i lavoratori di Meridiana in mobilità potrebbero essere più di mille. Un sacco di soldi. Toccherebbe dunque al Governo reperire le risorse necessarie. Operazione fattibile? Finora c’era una sola certezza: dal 2015 al 2018 si sarebbero dovuti stanziare 552 milioni di euro. Ma questi 552 milioni, saranno realmente rifinanziati dal Governo dopo la trattativa per Alitalia-Etihad? Le certezze non ci sono. Senza tener conto che questi soldi, comprese le risorse del Fondo speciale per il Trasporto aereo, vanno divisi con i 980 esuberi di Alitalia. Al riguardo è stato tutt’altro che chiarificatore l’intervento del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, durante il question time di ieri alla Camera, su un’interrogazione dal capogruppo del Centro Democratico, Roberto Capelli. Davanti alla richiesta di Capelli di avere chiarimenti circa il rifinanziamento del Fondo speciale del Trasporto aereo e sulla garanzia di due anni aggiuntivi di mobilità per i dipendenti Meridiana, Lupi è stato piuttosto evasivo: “C’è un fondo per i lavoratori del trasporto aereo che crea una condizione di cassa integrazione speciale, pari all’80 per cento dello stipendio” ha risposto il ministro dei Trasporti. Non sgombrando il campo dai dubbi, però, circa il finanziamento della mobilità aggiuntiva e il rifinanziamento del Fondo che garantisce ai lavoratori del trasporto aereo di godere di ammortizzatori speciali che consentono loro di percepire l’80% dello stipendio relativo alla busta paga dell’ultimo anno di lavoro.

In dubbio il rifinanziamento del Fondo speciale del Trasporto aereo: ma a pagare saranno i passeggeri

Il verbale di accordo firmato da Assaereo e Assaeroporti con tutte le sigle sindacali chiede al Governo e all’Inps di attivarsi perché il costituendo Fondo di Solidarietà “possa fruire delle forme di finanziamento attualmente in essere”. Parliamo dell’addizionale sui diritti di imbarco che i passeggeri pagano ogni volta che prendono un aereo. Il verbale di accordo chiede anche “l’effettività della prestazione integrativa per la durata pari ad un massimo di due anni”. Chi salderà il conto finale? Tecnicamente, ci dovrebbe pensare il sopraddetto Fondo speciale per il trasporto aereo. In pratica, a pagare saranno tutti i viaggiatori, visto che questo Fondo è alimentato anche (e in modo decisivo, come conferma il verbale del Fondo stesso) dal contributo di tre euro versato da ogni passeggero in partenza da un aeroporto nazionale. È lo stesso meccanismo già utilizzato per altri dipendenti dell’Alitalia, quelli finiti in cassa integrazione e mobilità dopo l’acquisto della compagnia da parte dei “capitani coraggiosi” della Cai di Roberto Colaninno nel 2008.

Pensato dal governo Berlusconi, concede un trattamento di favore ai dipendenti del settore aereo. Mentre per un normale lavoratore, infatti, il sussidio di cassa integrazione può durare al massimo due anni, con altri eventuali due di mobilità e la cifra pagata mensilmente dall’Inps è pari all’80 per cento dello stipendio, ma con un massimale di circa 1.100 euro, i lavoratori del settore aereo godono di due vantaggi: per prima cosa il sussidio non dura due anni (di cassa integrazione) più due (di mobilità), ma quattro anni più tre. In secondo luogo non esiste un limite, cioè il lavoratore percepisce ogni mese l’80 per cento della retribuzione dell’ultimo anno.

Giandomenico Mele

 

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