Procede, con l’ingresso nella fase finale, l’iter di valorizzazione del porcetto sardo: si lavoro per vedere riconosciuto il marchio l’anno prossimo
di Aurora Vinci
Il percorso per ottenere il marchio Igp per il porcetto sardo entra nella sua fase
finale. L’iniziativa, presentata questa mattina e organizzata dal comitato promotore
presieduto da Giorgio Efisio Demurtas, ha visto la partecipazione di numerosi
attori del settore. Durante l’incontro, Demurtas ha lanciato un appello a tutti i portatori
di interesse, invitando allevatori, rappresentanti della grande distribuzione, e
tecnici del settore ad aderire in massa al comitato, per rafforzare ulteriormente
la rete di supporto al progetto.
L’incontro ha ribadito l’importanza del prossimo passo: la presentazione ufficiale
della domanda al ministero delle Politiche agricole e forestali. “Questo progetto è
un’opportunità unica per il futuro del nostro settore”, ha dichiarato Demurtas. Se
tutto procede come previsto, il marchio potrebbe essere attribuito già nel 2025,
permettendo di tutelare e valorizzare il porcetto come simbolo della tradizione
gastronomica sarda.
La fotografia in Sardegna
Tra i partecipanti, hanno preso la parola anche figure di rilievo come Gianni
Battacone, docente dell’Università di Sassari, il quale ha fornito una panoramica
sullo stato attuale del settore suinicolo, presentando dati significativi che confermano
l’importanza di proteggere questo prodotto tipico. “Nel 2024 l’isola contava 11.196
aziende, con un totale di 160mila suini allevati – ha detto Battacone -. Numeri
significativi, ma che richiedono una maggiore tutela per garantire la sostenibilità e la
valorizzazione di una produzione che rappresenta una parte importante dell’identità
isolana”. Battacone ha inoltre sottolineato la necessità di coinvolgere nuovi produttori
e aziende del settore per aderire al comitato, rafforzando così il sostegno al progetto.
Un riconoscimento fondamentale per preservare e valorizzare uno dei simboli più
autentici della tradizione, spesso messo a rischio dall’importazione di carni suine
dall’estero.
“La candidatura acquisisce forza se dimostriamo che quel prodotto ha
una tale peculiarità da meritare il marchio distintivo – ha dichiarato Franciscu
Sedda, docente di semiotica all’Università degli Studi di Cagliari, che ha
raccontato l’importanza storica e culturale del porcetto nella vita sociale dei sardi,
radicandone le origini nella tradizione millenaria dell’isola. “Dobbiamo saper
raccontare il prodotto, sennò rischia di non sviluppare le potenzialità che ha” ha
continuato”.
Il comitato si è avvalso dell’esperienza del Consorzio dell’agnello di Sardegna
Igp, una realtà che ha già dimostrato il valore economico del marchio con un
impatto regionale di 49 milioni di euro. “Il porcetto sardo può seguire l’esempio di
altri prodotti di eccellenza, come l’agnello di Sardegna Igp, che ha avuto un impatto
economico significativo per la regione” ha spiegato Alessandro Mazzette, direttore
del consorzio di tutela Contas.
L’obiettivo è ottenere il riconoscimento entro il 2025, garantendo così una maggiore
tutela e valorizzazione del porcetto sardo sia sul mercato nazionale che
internazionale. “Il porcetto è nostro e dobbiamo tutelarlo – ha concluso Demurtas
-. Unire le forze è essenziale per raggiungere questo traguardo”.